Lunedì 22 Aprile 2024

Il capo clan torna in libertà Fuochi d’artificio a Ostia

Il ritorno a casa di Roberto Spada diventa una festa con i suoi sostenitori . Sei anni fa la condanna per la testata sferrata contro un giornalista della Rai

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Roberto Spada, ieri è tornato a casa accolto dai fuochi d’artificio. Una vergogna, più che folklore, visto che lo Spada in questione è esponente di spicco dell’omonimo clan di Ostia di cui la Cassazione ha riconosciuto l’impronta mafiosa. Tant’è che la Questura, così filtra in serata, potrebbe intervenire presto sull’episodio. Roberto Spada, 46 anni, era in carcere da sei anni dopo aver aggredito con una testata un giornalista Rai, Davide Piervincenzi, che stava chiedendogli conto del suo sostegno a CasaPound. I cancelli del carcere di Tolmezzo per lui si sono aperti aperti lo scorso 20 settembre, un giorno dopo la caduta delle accuse a suo carico nel caso del duplice omicidio di due esponenti di un clan rivale.

Il boss è quindi, tornato libero, nonostante altri procedimenti che lo riguardano, e al suo arrivo in via Forni, sul mare di Ostia, è stato accolto da spari pirotecnici e applausi. "Ostia non è più quella di una volta, non è più un porto franco - è la dura reazione del presidente del Municipio X di Roma, Mario Falconi -. Spada faccia tutte le feste che vuole, ma sappia che abbiamo fiducia nelle forze dell’ordine e anche noi vigileremo".

Per l’aggressione al giornalista Rai e al suo operatore, i giudici avevano riconosciuto il metodo mafioso, "corroborato dal fatto che nessuno dei presenti per paura aveva alzato un dito in soccorso delle vittime". Nel gennaio scorso la Cassazione poi aveva confermato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso per Spada. A settembre invece l’assoluzione nel processo di Appello bis rispetto al duplice omicidio di Giovanni Galleoni detto ‘Baficchio’ e Francesco Antonini detto ‘Sorcanera’, avvenuto nel 2011, con una pena rideterminata in 10 anni per il solo reato associativo.

Un miglioramento della fedina penale che ha fatto scattare i benefici di legge e che, è notizia di ieri, la Procura generale di Roma ha subito impugnato al tribunale del riesame. La decisione andrà presto al vaglio della Suprema Corte che già in alcune sentenze ha riconosciuto gli Spada come una realtà mafiosa, "essendo stato individuato nell’articolazione l’impiego sistemico del metodo mafioso". Un giudizio che fa bruciare ancora di più quegli applausi, e quei fuochi d’artificio.

red. int.