Venerdì 19 Aprile 2024

Il Capitano irritato rilancia "Il premier ha torto Servono altri 50 miliardi"

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di Ettore Maria Colombo

ROMA

Si sta per aprire un nuovo fronte di crisi, nella maggioranza di governo, tra Mario Draghi e Matteo Salvini (foto)? Possibile. Ieri, in conferenza stampa, il premier ha mandato un messaggio netto al segretario della Lega: "Senza i 5 Stelle non c’è più il governo né ci sarà un Draghi bis". E, ancora più chiaro: "A chi promette sfracelli a settembre, dico che l’esecutivo con gli ultimatum non lavora". E siccome la Lega ha annunciato per il 18 settembre il ritorno sul pratone di Pontida per chiedere "una nuova fase o basta", al Capitano sono fischiate subito le orecchie. E la replica al presidente del Consiglio non si è fatta attendere.

"Noi siamo gente serena, leale – commenta Salvini –, non mandiamo le letterine di Babbo Natale (il riferimento è al documento consegnato da Conte al premier, ndr), chiediamo l’azzeramento della Fornero e il taglio delle tasse, non sono richieste della Lega, ma del Paese". Cavalli di battaglia a parte, il segretario del Carroccio, chiede di aprire la cassa. E se Draghi giudica lo scostamento di bilancio "non necessario", lui la pensa "all’opposto, perché qua o si mettono 50 miliardi veri nelle tasche degli italiani oppure coi micro bonus e i micro interventi non si risolve nulla". Non è un distinguo da poco. Anzi, pare più il tentativo di tirare la corda oltre il limite consentito. D’altra parte, Fratelli d’Italia continua a erodere consensi al Carroccio e si avviciano le elezioni del 2023.

Ad ogni modo, la Lega incalza il governo di cui fa parte anche sui dossier. Chiede lo stralcio della norma sulle liberalizzazioni dei taxi dal dl Concorrenza: riguarda 40mila tassisti, una delle basi sociali del suo partito. C’è poi il vaticinio sull’"estate disastrosa per l’immigrazione, con l’Italia in mano a bande di criminali stranieri", da cui si capisce che Salvini minaccia ancora sfracelli. Il che, ovviamente, non fa ben sperare per la tenuta dell’esecutivo. A prescindere dai Cinque stelle.