Mercoledì 24 Aprile 2024

Il campione in fuga dall’Iran per una maglia

Il re del sollevamento pesi è in Norvegia: "Teheran voleva che indossassi una t-shirt con l’immagine del generale Soleimani, ho detto no"

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di Luca Bolognini

Peggio che per un laziale indossare la maglia di Totti. Il campione di sollevamento pesi iraniano Amir Assadollahzadeh ha rivelato di essere stato costretto a lasciare il suo Paese e di aver chiesto asilo politico in Norvegia a causa delle pressioni per indossare una t-shirt con l’immagine di Qasem Soleimani. "Ho deciso di non metterla e un rappresentante del governo di Teheran all’interno della Federazione internazionale di sollevamento pesi mi ha minacciato: ‘Se non lo fai, quando torni in Iran tu e la tua famiglia avrete grossi problemi. Sarai trattato come un oppositore del regime. La tua vita sarà in pericolo’", ha raccontato l’atleta alla Cnn.

Una scelta coraggiosa e dai risovlti etici, quella di non indossare la maglietta, anche perché il generale Soleimani, secondo diversi rapporti degli 007 americani e israeliani, non sarebbe proprio un campione di bontà. Molti analisti occidentali ritengono il capo dei Guardiani della rivoluzione, ucciso in un raid Usa esattamente due anni fa, il grande burattinaio di una campagna terroristica internazionale. Nel 2011 è stato accusato di aver orchestrato, assieme ad altri funzionari iraniani, un complotto per ammazzare l’ambasciatore a Washington dell’Arabia Saudita, uno dei principali nemici di Theran nella regione. Nel 2019 la Forza Quds, di cui era a capo Soleimani, è stata inserita tra i gruppi terroristici da parte dell’amministrazione Trump.

Ma in Iran molti ancora oggi lo venerano come un grande eroe. Gli aneddoti sul suo ascetismo e il suo carisma si sprecano e il regime, subito dopo la sua morte (o meglio martirio), ha di fatto creato un’icona nazionale: un guerriero-filosofo sempre pronto a difendere la sua nazione dai nemici.

Con l’avvicinarsi del secondo anniversario della scomparsa di Soleimani, la macchina della propaganda iraniana ha fatto di tutto per mettere sempre più al centro la figura del generale, anche per nascondere i non indifferenti problemi economici e geopolitici del regime. Per questo ieri è stata organizzata una grande marcia a Teheran in suo onore e nei mesi scorsi a molti atleti della Repubblica islamica è stato chiesto di indossare una maglietta con l’immagine del generale. E proprio ieri l’Iran ha chiesto all’Onu una risoluzione di condanna dell’assassinio di Soleimani, mentre appena 24 ore prima Ali Khamenei, la guida suprema aveva tonato duramente contro l’America: "Gli assassini di Qasem, tra cui l’ex presidente americano Donald Trump, saranno persi e dimenticati nella pattumiera della storia. È il prezzo da pagare per il loro crimine".

In ogni caso non è la prima volta che Assadollahzadeh ha avuto problemi con il suo Paese. L’anno scorso aveva suscitato una miriade di polemiche la sua decisione di dedicare il bronzo vinto nel campionato mondiale della Lega dei club al personale sanitario impegnato nella lotta contro il Covid invece che a Soleimani. "Il regime della Repubblica islamica sta cercando di obbligare gli atleti a essere coinvolti nella politica. Chiedo al Comitato olimpico internazionale e a tutte le organizzazioni coinvolte che aiutino gli sportivi iraniani e non accettino che li si obblighi a stare lontani dal loro Paese solo perché non hanno altre opzioni", ha concluso il campione.