RICCARDO JANNELLO
Cronaca

Il calvario di Indi. I giudici inglesi staccano la spina. È scontro con l’Italia

Oggi verranno rimossi i supporti vitali alla piccola di otto mesi. Meloni: Londra rispetti la convenzione dell’Aja. La replica: non c’entra.

I giudici inglesi hanno decretato per oggi la condanna a morte di Indi Gregory. Il papà Dean Gregory è inorridito e suona la carica della ribellione: "Sono disgustato da questo nuovo calcio nei denti. Non smetteremo di lottare". I genitori della bimba di otto mesi affetta da deplezione mitocondriale avrebbero voluto curarla in Italia, ma la Corte d’Appello britannica, convocata ieri su insistenza dei legali della famiglia e del nostro Paese, che nei giorni scorsi ha concesso la cittadinanza alla piccola, ha deciso, dopo un’udienza di quattro ore, che non sussistono i motivi per passare la giurisdizione sulla piccola all’Italia e che le macchine alle quali è attaccata saranno spente oggi dopo il trasferimento in un hospice.

Hanno, per ora, vinto i medici dell’università di Nottingham dove Indi è ricoverata. La famiglia Gregory e il nostro governo non si danno per vinti fino a quando il lumicino della speranza non si sarà spento e così Giorgia Meloni ha scritto in via ufficiale al Lord Cancelliere e Segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, chiedendo che ai sensi della Convenzione dell’Aja i due Paesi collaborino per trasferire in Italia la piccola. Ma il giudice Peter Jackson ha dichiarato che l’intervento richiesto "non è nello spirito della Convenzione" e che il tribunale inglese "è nella posizione migliore per valutare l’interesse superiore della bambina". Duro l’intervento del sottosegretario Adolfo Mantovano: "Indi non è un tronco: tutti hanno visto il video nel quale stringe con la sua manina il dito della persona che le è davanti. La sua condizione è grave, certo, ma merita di essere curata non stroncata. Ogni vita umana, soprattutto quelle più disagiate, deve essere posta al centro dell’attenzione di tutti".

Anche l’Autorità nazionale italiana per l’infanzia e l’adolescenza ha rivolto un appello e ha chiesto alla magistratura inglese quali siano le tutele che ritengono adatte "per i bambini che soffrono di malattie gravi e incurabili". Il distacco dei "supporti vitali" avverrà in un hospice: impossibile effettuarlo a casa Gregory, come in alternativa al viaggio della speranza in Italia aveva chiesto la famiglia, perché secondo i medici la bimba soffrirebbe troppo. Dopo la sentenza, Dean ha detto che non si arrenderà e ha di nuovo sollecitato l’Italia a fare rispettare il proprio volere, ringraziando fin d’ora il nostro Paese per tutto quello che ha fatto e farà. Le condizioni di Indi sono drammatiche e la prognosi per la sua malattia è infausta, ma i genitori e l’opinione pubblica che si è schierata in Italia al loro fianco ritengono sia necessario un qualsiasi sforzo, perché la piccola possa combattere la sua battaglia. I medici del Bambino Gesù di Roma sono disponibili, come lo erano sei anni fa per Charlie Gard che però morì prima che si decidesse il trasferimento, ad accogliere Indi, ma i sanitari non cambieranno il piano terapeutico dei colleghi inglesi. Se il trasferimento fosse al fine concesso in extremis per decisione politica dei due Stati – ma il gabinetto del primo ministro Sunak ha dichiarato che il governo non tratta casi individuali – la bimba sarebbe accolta al Centro pediatrico per le cure palliative di Passoscuro, nel comune di Fiumicino, struttura dove il Bambino Gesù accoglie duecento bambini da tutto il mondo con patologie incurabili.