Mercoledì 24 Aprile 2024

Il calvario dell’olimpionica "Il peso era un’ossessione"

Pagnini: ferite indelebili, chiesi aiuto alla psicologa. "Chi ha sbagliato, paghi"

Migration

"Nella mia carriera non ho mai sofferto di disturbi alimentari, però ho vissuto momenti molto difficili, e ho incontrato allenatori che hanno usato modi duri, a volte offese pesanti. La mia prima insegnante è stata estremamente offensiva verso le mie doti fisiche e di impegno. Avevo dieci anni, anch’io venivo pesata, e non è stato semplice accettare tutto ciò. Poi questa insegnante è stata allontanata e ho avuto altre allenatrici che mi hanno fatto amare lo sport". Nel dibattito nazionale sui metodi di insegnamento nella ginnastica ritmica, interviene la campionessa pratese Marta Pagnini. Ex capitana delle Farfalle, plurititolata a livello olimpico, internazionale ed europeo, a 31 anni è giudice internazionale.

Qual è stata la sua esperienza da atleta?

"Nel mio percorso ho incontrato figure positive, capaci di motivarmi e supportarmi. E altre che, invece, mi hanno fatto vivere momenti di difficoltà. Uno degli aspetti fondamentali della ritmica è la grande disciplina. Nel mio percorso ho dovuto far fronte a tanti ostacoli, alcuni fisiologici, classici del percorso di una ginnasta, altri assolutamente evitabili e che hanno lasciato piccole o grandi ferite nel mio cuore di bambina, adolescente e poi donna".

Il racconto che sta passando del mondo della ginnastica ritmica è quello reale?

"Sono estremamente solidale con queste ragazze. Mi spiace tanto per quello che hanno vissuto e ritengo che debba essere indagato fino in fondo. È giusto che siano presi provvedimenti per chi ha sbagliato. Ma non scordiamoci delle cose belle di questa disciplina. Ci sono migliaia di ragazzine che praticano questo sport ed è giusto che lo facciano nel modo corretto, cogliendo il lato bello degli allenamenti e delle gare".

Alla luce delle ultime denunce, qualcosa sta cambiando nel mondo della ritmica?

"La ginnastica si evolve continuamente. Ricordo che ai miei tempi mi rivolsi privatamente a figure come psicoterapeuta e nutrizionista. Un’esigenza che sentivo forte e che sono felice di aver soddisfatto. Ora apprendo con piacere la notizia dell’inserimento di queste figure nello staff della nazionale italiana. È un progresso importante. Come è importante il safeguarding officer (un coordinatore delle attività di protezione e assistenza per l’infanzia, ndr). Chiedere aiuto o fare segnalazioni è un diritto e un dovere di ciascun atleta: è interesse di tutti vivere lo sport come luogo di confronto, crescita e apprendimento".

Stefano De Biase