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Nel corso del processo sulla trattativa Stato-mafia aveva incassato un duro colpo, quando l’amico di una vita Silvio Berlusconi, convocato in aula nel novembre 2019, invece di spendere parole in sua difesa aveva scelto il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Ieri l’ex senatore Marcello Dell’Utri ha atteso nella sua casa la sentenza che lo ha assolto al termine di una camera di consiglio fiume nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. "Sono commosso – ha commentato – mi è stato tolto un peso dal cuore". Ha parlato di una "svolta per me e per la giustizia italiana", di un processo "mostruoso". E ha respinto l’ipotesi di un suo ritorno in politica: "Non scherziamo, preferisco i miei libri". L’ultimo atto di uno vicenda giudiziaria che ha toccato episodi oscuri della storia d’Italia, con 13 anni di indagini sfociate ora nell’assoluzione di investigatori e politici, tra cui Dell’Utri, 80 anni compiuti lo scorso 11 settembre. Per l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi è solo l’ultimo dei numerosi procedimenti giudiziari che lo hanno coinvolto, sfociando anche nella condanna definitiva a sette anni di reclusione (quattro scontati in carcere e uno ai domiciliari) per concorso esterno in associazione mafiosa. La sua storia è intrecciata a quella di Berlusconi, imprenditore e politico. Correva l’anno 1964 quando, fresco di laurea in giurisprudenza, inizia a lavorare come segretario per Berlusconi, che aveva conosciuto durante gli studi alla Statale di Milano. Un rapporto che si consolida negli anni ’70 e ’80 fra edilizia, pubblicità, televisioni ed editoria. Una carriera che corre di pari passo con l’ascesa di Publitalia e Fininvest, e si scontra con i primi guai giudiziari, fino alla discesa in campo di Silvio Berlusconi. Dietro le quinte del debutto in un’arena politica terremotata da Tangentopoli c’è sempre il bibliofilo Dell’Utri. Il 29 giugno 1993 ...
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