di Anna Giorgi L’approccio gentile che si fa invadente per distrarre la vittima, poi un “muro“ di uomini che danno le spalle alla ragazza per nascondere l’assalto del branco che diventa violenza sessuale quando la trentina di uomini spintonano, palpeggiano, strappano i vestiti e graffiano, lasciando la vittima nuda e sanguinante, sull’asfalto. Ecco il metodo dei "bravi ragazzi", per due dei 18 perquisiti, ritenuti a vario titolo autori dello stupro di gruppo che si è consumato in piazza Duomo, la notte di Capodanno, è scattato ieri il provvedimento di fermo che sarà convalidato in queste ore. Abdallah Bouguedra, di origine marocchina, nato a Torino 21 anni fa e Mahmoud Ibrahim, 19 anni, nato in Egitto, che vive a Milano, hanno provato a difendersi davanti al gip Raffaella Mascarino: "Abbiamo solo guardato, abbiamo visto in lontananza qualcosa...c’era tanta gente". Parole sparse a caso, non credibili, perché i due sono stati riconosciuti dalle vittime, che ricordavano bene il loro viso, il giubbotto rosso lucido, i capelli tinti di biondo platino, i jeans slavati e le scarpe di marca. Uno di loro aveva addirittura lasciato il contatto Instagram a una delle vittime, prima di postare una stories in cui si mostrava seduto a un tavolo in galleria Vittorio Emanuele a pochi passi dal luogo dell’orrore. Pericolo di fuga, pericolosità sociale data dalla particolare efferatezza delle violenze sulle vittime "usate a piacimento", diranno gli investigatori, guidati dall’aggiunto Letizia Mannella. Condotte gravissime che rendono possibile una reiterazione del reato e possibile anche l’inquinamento delle prove. Ci sono tutti gli estremi per il carcere. E presto saranno sentiti anche gli altri sedici, uno a uno, solo il tempo delle pratiche in questura. A ricostruire quella notte ci sono i frame ripresi dalle telecamere di sorveglianza della piazza e delle vie limitrofe, i social, Facebook, ma ...
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