Messina Denaro, il boss malato: la chemio per il tumore. Tradito dal nome falso

Il capo della mafia utilizzava i documenti di un prestanome per prenotare le visite. Ma quando si era operato nel 2021 il vero Bonafede era da un’altra parte

La falsa identità di Matteo Messina Denaro: per la clinica era Andrea Bonafede

La falsa identità di Matteo Messina Denaro: per la clinica era Andrea Bonafede

Un tempo si diceva: segui il denaro. Per Matteo Messina Denaro, invece, il filo rosso è stato diverso: segui la patologia. E a quel filo si sono aggrappati, negli ultimi dieci-quindici anni, i segugi che erano sulle sue tracce. Prima stringendo il cerchio sulle cliniche oftalminiche della Sicilia perché si sapeva che il padrino soffriva e soffre di disturbi alla vista, tanto da inforcare lenti spesse e protettive (pare che si sia operato poi a Barcellona, in Spagna). Poi sui centri medici nefrologici perché alcuni collaboratori avevano "soffiato" della necessità per il latitante di sottoporsi a dialisi a causa di un malfunzionamento ai reni. Infine tre mesi fa, un’intercettazione fece capire che Messina Denaro aveva un tumore al colon. A questo punto, immaginando che il ricercato numero uno si sarebbe curato in una struttura di eccellenza per le malattie oncologiche, la ricerca si è ristretta a tre o quattro cliniche. Con pazienza, spulciando e incrociando le cartelle di tutti i pazienti e utilizzando la foto sfocata di una telecamera di sorveglianza di dieci anni fa che ritraeva Messina Denaro – un’immagine per la verità non molto diversa da quelle distribuite ieri – , la squadra catturandi ha messo nel mirino Andrea Bonafede, un quasi sessantenne che aveva subito già un’operazione al colon e una seconda nella sala operatoria de "La Maddalena", clinica privata che si trova in via san Lorenzo 312. "Noi e la Procura di Palermo abbiamo lavorato anche a Natale. Alla fine di un lungo lavoro, come avrebbe fatto Dalla Chiesa, siamo arrivati a lui. Sapevamo che questa mattina sarebbe venuto in clinica per la terapia", dice il comandante dei Ros, il generale Pasquale Angelosanto.

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Il bandolo della matassa, in quel mare di byte e faldoni, erano i dati che in qualche modo facevano riferimento alla malattia del padrino di Castelvetrano, a causa della quale prenotava visite, terapie e interventi sotto il falso nome di Andrea Bonafede, con tanto di codice fiscale. Le indagini che hanno dato impulso alla cattura sono state le due operazioni chirurgiche, una per un cancro al fegato, l’altra per il morbo di Crohn. Una delle due operazioni peraltro era avvenuta in pieno Covid. I magistrati e i carabinieri hanno scandagliato le informazioni della centrale nazionale del ministero della Salute che conserva i dati sui malati oncologici. Confrontando le informazioni captate con quelle scoperte gli inquirenti sono arrivati ad un certo un numero di pazienti. L’elenco si è ridotto sulla base dell’età, del sesso e della provenienza che, sapevano i pm, avrebbe dovuto avere il malato ricercato. Alla fine tra i nomi sospetti c’era quello di Andrea Bonafede, nipote di un fedelissimo del boss, residente a Campobello di Mazara. Dalle indagini però è emerso che il giorno dell’intervento, scoperto grazie alle intercettazioni, Bonafede era da un’altra parte. Quindi il suo nome era stato usato da un altro paziente. Tre giorni fa le indagini hanno poi confermato che la mattina del 16 gennaio 2023 Messina Denaro, alias Bonafede, si sarebbe dovuto sottoporre alla chemio.

Stefania Filosto, figlia del proprietario della clinica, ha raccontato che il latitante "doveva prima fare un tampone anticovid, come tanti pazienti della clinica, e poi un trattamento specialistico". Alla vista dei carabinieri il boss ha tentato di fuggire superando i cancelli fino a via San Lorenzo, sperando di imboccare una via di fuga. Ma i carabinieri lo hanno acciuffato nella stradina laterale. "La Maddalena" - a detta della Procura è considerata estranea al favoreggiamento del padrino latitante.