Il bonus psicologo funziona, ma servono risorse e interventi strutturali

Intervento del Presidente dell'Ordine nazionale degli psicologi: "Occorre che i politici che hanno creduto nel bonus facciano un passo ulteriore verso i cittadini. La percentuale di psicologi a disposizione dei cittadini nel pubblico è ridicola se paragonata a quella di ogni altra professione".

David Lazzari, Presidente Ordine nazionale psicologi

David Lazzari, Presidente Ordine nazionale psicologi

Le richieste di bonus psicologico sono partite il 25 luglio e si parla di 150 mila cittadini che hanno fatto domanda, una valanga dovuta a  due fattori: il bonus è un tema molto sentito dai cittadini. Viene visto come una misura necessaria e innovativa, un provvedimento che incontra i bisogni ed una nuova sensibilità della gente su questi temi. E poi il livello dei problemi che è molto alto. Prima c’era l’idea che avere problemi era segno di debolezza e prevaleva una certa vergogna. Oggi il sentimento popolare sta cambiando: sempre più i cittadini vedono il benessere psicologico come un diritto. E’ un cambiamento che ricorderemo. Come in passato le battaglie per la tutela della salute fisica, e in tempi più recenti per le malattie mentali, basti citare Basaglia. Oggi nel tema salute, qualità della vita ed economia c’è consapevolezza di quanto conta la dimensione psicologica. Anche per prevenire e promuovere benessere.

Un chiaro indicatore della tendenza in atto il dato che i giovani scelgono il datore di lavoro anche in base alle misure di welfare psicologico esistenti. E purtroppo il pubblico è rimasto indietro. A scuola si è inserita giustamente l’educazione motoria, ma i ragazzi chiedono anche una educazione alla psiche. Nella Sanità la mancanza di una rete psicologica (tranne rare eccezioni) denuncia questo ritardo: dov’è l’indirizzo dello psicologo nella ASL? Dal medico o dal pediatra di famiglia dov’è lo psicologo? 

Il bonus si è inserito in questo vuoto ed è stato il segnale che la politica aveva iniziato a porsi il problema. Ecco perché tanto successo: perché si è cominciato a fare qualcosa, si è aperto il cantiere. E’ chiaro che da solo non basta, ci mancherebbe. Ma è una misura innovativa, non solo per la salute ma per la società, perché avvicina il bisogno e la risposta in modo nuovo e tutto sommato semplice e chiaro. 

Ora è evidente che c’è uno squilibrio forte tra risorse e domande.

Occorre che i politici che hanno creduto nel bonus facciano un passo ulteriore verso i cittadini. Basti pensare al rapporto pubblico-privato nelle professioni sanitarie: la percentuale di psicologi a disposizione dei cittadini nel pubblico è ridicola se paragonata a quella di ogni altra professione. Ecco perché il bonus ed ecco perché servono altre misure, la salute e l’economia ne trarrebbero vantaggi certi. La Psicologia non sono chiacchiere da bar: esistono dati ed evidenze che vanno conosciuti e rispettati se si vuol fare sul serio. 

* Presidente nazionale Ordine Psicologi