Martedì 23 Aprile 2024

Il bene comune prima di tutto Perciò lo Stato scende a patti

di Roberto Giardina

Dopo un delitto, o un colpevole disastro, si ha la cattiva abitudine di chiedere ai parenti delle vittime: lei perdona? Dopo la sciagura di Stresa, alcuni hanno dichiarato: noi non perdoniamo. Anche per la morale cattolica, perdonare non è un obbligo. È una scelta individuale, non tutti siamo santi. E il perdono andrebbe meritato. Per i luterani non esiste la confessione. Nessun essere umano ti può assolvere. Il pentimento riguarda il tuo rapporto con Dio, e solo Dio perdona. Allo Stato non interessa se i parenti non vogliono vendetta. La loro umana bontà non influisce sulla giustizia.

In tedesco "ergastolo" si traduce in lebenslang, ma fino al 1953 la formula era lebenslänglich, "condanna a vita". Non è un gioco di parole. In passato si restava in cella fino alla morte, oggi l’ergastolo è una condanna per un tempo indeterminato. Si può uscire dopo 15 anni, con pena sospesa: torni in cella se, col tuo comportamento, riveli di essere pericoloso. Dal 2011, nessun terrorista della Baader-Meinhof è in prigione. Lo Stato può cancellare l’ergastolo a chi collabora contro il terrorismo o contro la mafia, come Brusca. Non è un perdono, ma una scelta per il male minore. Il complice che parla in cambio di una pena più mite, solo da noi viene chiamato "pentito", una definizione velata dall’ipocrisia. Chi parla è utile alla giustizia, si penta o meno. Il suo ruolo è contemplato quasi ovunque.

In Gran Bretagna è chiamato crown witness, il testimone della Corona. È protetto dalla regina, lo Stato lo pone in parte sopra la legge. I collaboratori di giustizia sono stati utili per riuscire a controllare la guerra civile in Irlanda, e giungere alla pace. In Germania, i terroristi della Baader-Meinhof sembrano imprendibili per due anni, dal 1970, finché qualcuno comincia a parlare, in cambio di un salvacondotto.

Le rivelazioni di Leonardo Marino furono decisive nel caso Calabresi. Ci si indignò per la sua pena, giudicata troppo mite. Ma lo Stato deve agire per il bene comune, sconfiggere il terrorismo o la criminalità organizzata. Tocca ai magistrati gestire caso per caso, non ci possono essere regole assolute. Negli Usa, ai collaboratori viene garantita una totale immunità, ma è un errore: chi rischia una condanna pesante può mentire accusando altri, inventando prove e inidizi. È quanto avvenne con Tortora, finito in carcere innocente. Le rivelazioni hanno bisogno di una conferma, di una controprova. Brusca torna libero dopo appena 25 anni. I suoi delitti non meritavano clemenza. Ma le sue rivelazioni hanno inferto un colpo durissimo alla mafia. Se lo Stato non avesse mantenuto il patto, la fine dell’ergastolo, da domani nessun altro mafioso potrebbe essere convinto a collaborare. È cinismo? Una giustizia assoluta non è realizzabile. Uno Stato difende noi tutti, e si paga un prezzo.