Il baby boom e l’Italia che osava. Ma la foto del 1964 è ormai sbiadita

Rapporto choc dell’Istat: nel 2020 minimo storico delle nascite (-16mila) e record di morti (+112mila). Quando la Cinquetti vinse il Festival con “Non ho l’età“ e i bebè superavano il milione: oggi sono 400mila

Un corteo di ragazzi sulla mitica Vespa

Un corteo di ragazzi sulla mitica Vespa

Basta guardare le foto. Il bianco e nero del 1964 – l’anno record del milione e 35.207 nati – rilascia scariche di energia, strappa sorrisi e moti d’orgoglio per un’Italia che non c’è più, però c’era e si divertiva, osava spensierata. Innamorata della vita e delle sfide. In ogni campo: famiglia, lavoro, industria, scuola, società. Un’idea di luce senza troppi calcoli attuariali. "Merito anche della forza dei corpi intermedi. Partiti politici e sindacati funzionavano, i conflitti sociali – spesso molto forti – trovavano sbocco in provvedimenti innovativi", spiega il sociologo Marzio Barbagli: "Ad esempio la scuola media unificata, deliberata in quegli anni, pose l’Italia all’avanguardia in Europa". Al confronto, l’agonia a colori dell’Italia sotto scacco pandemico – appena 404.104 nati nel 2020 (-16mila bambini rispetto al 2019 e record negativo dal 1861) – illustra non solo una nazione che stenta a riprodursi, ma un popolo disamorato e sfiduciato: spaventato dalla pandemia e dalla vita fuse in incubo da tinello, tra annunci di ristori in tv e attesa di vaccini via sms (se e quando Big Pharma consegnerà).

Baby boomers ingrigiti prodotti dal miracolo economico e Millennials iperconnessi figli o nipoti di quella bella storia condividono oggi un Paese rovesciato. Disciplinato in forza di Dpcm, ma anche a rischio di abulia, con i giovani marginalizzati, i potenziali genitori precarizzati o senza lavoro (soprattutto le donne), e i vecchi di famiglia increduli del precipizio finanziario ed emotivo.

L’Italia del 1964 dove il benessere non era ancora diffuso – e cambiare il frigorifero era il sogno – amava se stessa con trasporto. Gioiva dei successi nazionali. Dodici mesi da ricordare: l’inaugurazione dell’Autostrada del Sole da Milano a Napoli subito solcata dalle Fiat 600 formato vacanza; il taglio del nastro del traforo del San Bernardo e della metropolitana di Milano; l’apparizione delle prime cabine telefoniche; la magia della Nutella sugli scaffali degli alimentari; Mike Bongiorno e Walter Chiari mattatori in tv; Gigliola Cinquetti (17 anni) e Patricia Carli sbancano Sanremo con Non ho l’età; Vittorio De Sica porta al cinema Matrimonio all’italiana con Sophia Loren e Marcello Mastroianni; i primi topless suscitano scandalo e dibattito irritando i bacchettoni. Un’Italia di lotta.

Quello spirito oggi manca, non solo a causa del Covid. Serve sì più Stato ma anche voglia di mettersi in gioco. Perché è vero che tutto l’Occidente frena – sia sulle nascite sia sulla fiducia – ma l’Italia soffre di più. "Oggi il pericolo è fare poco, non troppo", riassume il rischio maggiore il presidente del Consiglio Mario Draghi.

E se i dati Istat 2020 fotografano anche un record di decessi (112mila in più) e un saldo nascite-morti negativo per 342 mila unità (valore inferiore soltanto ai –648 mila italiani del 1918 anno dell’epidemia di spagnola), il 2021 sembra già problematico. "Nello scenario peggiore, il numero di nuovi nati scenderà sotto la soglia dei 400mila", mette in guardia la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. Politiche più efficienti per la famiglia e per l’occupazione femminile potrebbero cambiare la percezione della scelta genitoriale. Ma secondo il presidente del Censis Giuseppe De Rita, "in camera da letto serve coraggio, nessun bonus potrà mai sostituire la scelta intima e misteriosa di pensare che un futuro c’è". Bisogna scommettere sulla vita. Come negli anni del boom, mai così lontani.