Il 6 gennaio (senza fine) dell’America Un anno dopo è ancora Trump-Biden

Dodici mesi fa l’assalto a Capitol Hill, sede del Congresso: 700 gli incriminati. La ferita non si è rimarginata. Il tycoon all’ultimo momento rinvia la conferenza stampa di domani, il presidente e la Harris ricorderanno le vittime

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di Giampaolo Pioli

NEW YORK

Sotto il sole della Florida o sotto la neve e il ghiaccio di Washington domani due Americhe torneranno a scontrarsi e insultarsi nell’anniversario del giorno più brutto e nero per la sua democrazia. L’assalto del 6 gennaio al Congresso da parte dei fanatici di Trump, che con una sorta di golpe volevano ribaltare il risultato delle elezioni, è fallito, ma la ferita è ancora tutta aperta.

Sono morti in 5 tra dimostranti e poliziotti, più di 700 agitatori considerati "terroristi domestici" sono stati arrestati, incarcerati e condannati, ma sia l’America perdente di Trump che quella temporaneamente vincente di Biden, non si sono ancora lasciate alle spalle quelle terribili ore di scontri e di violenze.

Dopo un anno nessuno è ancora riuscito a risalire con precisione ai mandanti e a stabilire il grado di coinvolgimento di Donald Trump, accusato di aver istigato alla rivolta col falso slogan delle "elezioni rubate". L’ex presidente, per contrastare il lutto e il minuto di silenzio che il Congresso intende rispettare in ricordo delle vittime, ha indetto una conferenza stampa nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, per ribaltare la prospettiva complottista e antidemocratica e rilanciare la sua tesi sulla frode elettorale. Ma poi ieri, a tarda notte, ha rinunciato alla conferenza stampa: "Dirò tutto il 15 gennaio in Arizona". La commissione bipartisan istituita alla Camera per indagare su questo episodio ha raccolto due milioni di documenti, migliaia di ore di conversazioni telefoniche, ma ha ancora davanti diversi mesi e altri 300 testimoni da sentire prima di arrivare alle sue conclusioni. I deputati repubblicani e democratici che indagano hanno chiesto e ottenuto decine di mandati di comparizione, che riguarderebbero anche lo stesso ex presidente e i suoi figli se si rifiutassero di testimoniare nelle prossime settimane sotto giuramento. A Palm Beach e a Washington quella di domani sarà una giornata completamente diversa. In Florida ci sarà un tributo al leader Trump che vuole essere incoronato di nuovo quale padrone assoluto del Partito repubblicano e indicato come il miglior candidato per le presidenziali del 2024. Alla Casa Bianca invece Joe Biden, insieme con la vice presidente Harris, tornerà a proporre a un Partito democratico lacerato la cicatrizzazione della grande ferita del 6 gennaio.

Biden, impegnato nella crociata contro il Covid, vuole guardare avanti sperando che il Congresso adotti leggi federali che impediscano il ripetersi di una rivolta simile. Nessuno nega che la sommossa ci sia stata, ma ora tanti sostenitori allontanano Donald Trump dalla cabina di regia del complotto-antidemocratico per rimanere al potere. In queste ore c’è molta attesa per il discorso che il ministro della Giustizia, Garland, si appresta a fare dopo un anno di silenzio. È lui che ha in mano le sorti legali e politiche non solo di Trump, ma anche dei suoi figli e del suo cerchio magico.

Più di 300 assalitori, degli oltre 500 incriminati e arrestati, sono già stati condannati. Tantissimi si sono dichiarati colpevoli, ma Trump ha cavalcato questo movimento dei ribelli e delle "elezioni rubate" senza mai smentirli, e lo ha fuso con quello legato alla destra religiosa dei No vax. La somma è diventata una nuova base elettorale per il 2024, disposta a seguire le decisioni che il leader ha scelto di annunciare il 15 gennaio, per evitare domani, di incrociarsi con il discorso istituzionale della Casa Bianca. Attesa quindi per le parole di Biden e della Harris rivolte all’"altra America". Chi ha visto le sconfitte dei democratici nelle elezioni di medio termine durante le presidenze Clinton e Obama sa che la nascita di nuovi movimenti politici come il Tea Party portano sconvolgimenti decennali negli equilibri del Congresso e dell’Amministrazione. Ma l’assalto del 6 gennaio 2021 puntava a cambiare l’America, la sua costituzione e il suo credo democratico nella legge e nella libertà degli individui.