Per approfondire:
L’incubo della malamovida popola da anni – che ormai sono decenni – le notti insonni dei residenti di alcune aree del centro di Bologna. Confinata nei primi tempi in piazza Verdi e dintorni, nel cuore della cittadella universitaria, la moda delle notti alcoliche sguaiate e senza regole si è piano piano diffusa a domino in altre zone centrali della città. Fino a culminare con i recenti, ripetuti episodi di violente risse fra giovani e aggressioni a pochi passi dalle Due Torri. E dopo anni di polemiche, con cittadini esasperati riuniti in comitati antidegrado, fa ora discutere quello che è diventato il ‘caso Bologna’. Da un mese a questa parte, le forze dell’ordine – su iniziativa del questore Isabella Fusiello, sostenuta dal sindaco Pd Matteo Lepore – hanno messo in campo un’operazione di identificazione a tappeto dei gruppi di giovani che la notte frequentano le zone più calde della movida. Ai fermati vengono chiesti, e fotografati, i documenti. "Si tratta di procedure di identificazione di prassi che rientrano in attività preventive e non repressiva", ha spiegato ieri il questore Fusiello, incontrando sei consiglieri comunali di maggioranza (Pd, Coalizione civica e lista Lepore), fra i quali Mattia Santori, leader delle Sardine eletto a Palazzo d’Accursio con i dem, delegato del sindaco alle Politiche giovanili. I consiglieri, sui social, avevano espresso preoccupazioni per le procedure "di fotosegnalamento" di "giovani e adolescenti" da parte di polizia e carabinieri durante i controlli in centro, specie nei fine settimana. "In tanti – così il post – hanno testimoniato di essere stati avvicinati dalle forze dell’ordine e di essere stati fotografati con in mano il documento di identità, sotto minaccia di essere scortati in questura". Identificare, avvertono i sei consiglieri comunali di centrosinistra, "non è la strada: basta alle schedature indiscriminate dei giovani". Sempre nel post si ...
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