Giovedì 18 Aprile 2024

Icona No vax, l’Australia caccia Djokovic

Espulso dopo un lungo braccio di ferro perché non vaccinato, la Serbia protesta. Il tennista rischia di diventare un martire dei negazionisti

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di Paolo Franci

C’è chi gli ha consigliato il Maalox per il mal di pancia. Chi gode perché al suo posto c’è il nostro Caruso. E chi lo ha messo al posto di Tom Hanks nel manifesto di ’The Terminal’, il film sul turista senza visto sequestrato in aeroporto. Il popolo del Meme non poteva non scatenarsi su Nole Djokovic, 34 anni, una volta ufficializzato ciò che era nell’aria da giorni: espulso dall’Australia, niente Slam e via, in aereo a Dubai dove smaltirà delusione e rabbia. Già perché immaginare la Corte federale australiana – che doveva solo valutare la correttezza del decreto di espulsione del ministro per l’immigrazione Hawke – mettersi in contromano rispetto alle decisioni del governo sul tennista serbo, avrebbe sollecitato robusto esercizio di fantasia.

E infatti la decisione è stata confermata, pur con tutti i dubbi rispetto a una vicenda che ha fatto segnare gli errori e le leggerezze imperdonabili di Nole e del suo clan, ma anche gli incredibili strafalcioni delle istituzioni australiane sin dai primi controlli al numero uno al mondo. Se Djokovic ha reagito con classe, la stessa che lo ha reso numero uno al mondo: "Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte . Ora mi prenderò un po’ di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare commenti", non si può dire lo stesso del padre Srdjan: "Il tentativo di assassinare il miglior sportivo del mondo è finito, 50 proiettili nel petto di Novak". Anche la Serbia, paese del tennista, protesta. "Djokovic può tornare a testa alta", ha affermato il presidente Aleksandar Vucic, accusando l’Australia di aver "maltrattato un tennista per dieci giorni per poi prendere una decisione che conoscevano dall’inizio"

"Una decisione presa per motivi di salute e sicurezza, nell’interesse pubblico degli australiani. Manteniamo forti i nostri confini e proteggiamo la popolazione", ha dichiarato il premier australiano Morrison. Cui ha fatto eco il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke: "La decisione della Corte conferma la mia. Le forti politiche di protezione delle frontiere ci hanno tenuti al sicuro durante la pandemia". Non come è capitato alle 1400 persone di Sidney alle quali è stata notificata la negatività al Covid per poi riscoprirsi tutte e 1400 positive e libere di circolare, dando vita ad un mega focolaio per uno dei casi di sciatteria da Covid più clamorosi al mondo. Alla fine, quel che s’era visto stagliarsi sullo sfondo – aldilà delle ragioni – è divenuto il leit motiv della vicenda e cioè il sospetto che lo scalpo di Djokovic sia stato mostrato al mondo e senza fretta proprio per amplificarne i i benefici a livello politico interno e internazionale.

Il punto è, però, che il governo australiano ha reso Djokovic una potentissima e involontaria arma di propaganda per il popolo dei No Vax, proprio quelli ai quali che Morrison e Hawke vorrebbero sbarrare la strada. Oggi, Nole è il Malcolm X dei non vaccinati, il Guevara dell’oltranzismo No Vax. E non lo ha voluto certo lui, che mai ha dichiarato pubblicamente di non esserse vaccinato, convinto che certi argomenti debbano essere coperti dalla privacy più profonda.