di Paolo Franci C’è chi gli ha consigliato il Maalox per il mal di pancia. Chi gode perché al suo posto c’è il nostro Caruso. E chi lo ha messo al posto di Tom Hanks nel manifesto di ’The Terminal’, il film sul turista senza visto sequestrato in aeroporto. Il popolo del Meme non poteva non scatenarsi su Nole Djokovic, 34 anni, una volta ufficializzato ciò che era nell’aria da giorni: espulso dall’Australia, niente Slam e via, in aereo a Dubai dove smaltirà delusione e rabbia. Già perché immaginare la Corte federale australiana – che doveva solo valutare la correttezza del decreto di espulsione del ministro per l’immigrazione Hawke – mettersi in contromano rispetto alle decisioni del governo sul tennista serbo, avrebbe sollecitato robusto esercizio di fantasia. E infatti la decisione è stata confermata, pur con tutti i dubbi rispetto a una vicenda che ha fatto segnare gli errori e le leggerezze imperdonabili di Nole e del suo clan, ma anche gli incredibili strafalcioni delle istituzioni australiane sin dai primi controlli al numero uno al mondo. Se Djokovic ha reagito con classe, la stessa che lo ha reso numero uno al mondo: "Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte . Ora mi prenderò un po’ di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare commenti", non si può dire lo stesso del padre Srdjan: "Il tentativo di assassinare il miglior sportivo del mondo è finito, 50 proiettili nel petto di Novak". Anche la Serbia, paese del tennista, protesta. "Djokovic può tornare a testa alta", ha affermato il presidente Aleksandar Vucic, accusando l’Australia di aver "maltrattato un tennista per dieci giorni per poi prendere una decisione che conoscevano dall’inizio" "Una decisione presa per motivi di salute e sicurezza, nell’interesse pubblico degli australiani. Manteniamo forti i nostri confini e proteggiamo la popolazione", ha dichiarato il ...
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