Domenica 13 Ottobre 2024

I traffici di Diabolik e il clan Senese. Quando la mafia entra negli stadi

Un patto di non belligeranza tra ultras di Milan e Inter, in vigore da 40 anni, ora sotto inchiesta per presunti legami con la criminalità organizzata. Ultras arrestati legati a cosche già coinvolte in affari simili altrove in Italia. Magistrati evidenziano connessioni tra mafia e gruppi ultras in varie città, come Torino e Roma.

I traffici di Diabolik e il clan Senese. Quando la mafia entra negli stadi

Un patto di non belligeranza tra ultras di Milan e Inter, in vigore da 40 anni, ora sotto inchiesta per presunti legami con la criminalità organizzata. Ultras arrestati legati a cosche già coinvolte in affari simili altrove in Italia. Magistrati evidenziano connessioni tra mafia e gruppi ultras in varie città, come Torino e Roma.

Un patto di non belligeranza che dura da oltre 40 anni tra gli ultras del Milan e dell’Inter, siglato all’indomani del Mundalito 1983, ma che oggi è diventato, secondo gli inquirenti, un patto che ha legami con la criminalità organizzata. Dalle inchieste degli ultimi anni le curve, in questo caso quelle meneghine, e tutto ciò che gira intorno a loro, vengono disegnate come terreno fertile per gli affari delle cosche. Tra i 19 ultras arrestati ci sono nomi conosciuti negli stadi di tutta Italia. Soprattutto in quelli dove il binomio mafia-ultras ha fatto già capolino, almeno dentro i faldoni dei magistrati. A Torino l’inchiesta ‘Alto Piemonte’ aveva evidenziato il tentativo delle cosca Pesce-Bellocco di Rosarno di mettere le mani sul bagarinaggio dei biglietti della Juventus, che, a un gruppo ultras, possono fruttare oltre 30mila euro a partita. Per riuscire in questo intento erano pronti a far nascere all’Allianz Stadium un nuovo gruppo. Invece nell’inchiesta ‘Last Banner’, che ha portato alla prima condanna per associazione a delinquere nei confronti dei leader di una curva, quella juventina, l’aggravante mafiosa non è mai stata contestata. I magistrati romani, che avevano lavorato all’inchiesta ‘Grande raccordo criminale’ avevano raccontato di come sotto l’ala protettrice del clan napoletano Senese era cresciuto Fabrizio Piscitelli, per tutti Diabolik (foto sopra), fondatore e leader degli Irriducibili Lazio. Almeno fino a quando non venne assassinato da un killer su una panchina a Roma, il 7 agosto del 2019.