Sabato 20 Aprile 2024

I timori di Biden e della Ue Emmott: sull’economia tutto ok "Preoccupa la politica estera"

L’ex direttore dell’Economist: "Meloni ha vinto nettamente e i mercati apprezzano la stabilità". Il presidente Usa tradisce apprensione per la svolta a destra. "Guardate cosa succede in Italia"

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di Giorgio

Caccamo

"Guardate che cosa è successo in Italia", dice il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il riferimento è a un rischio di spostamento verso l’estrema destra di alcuni Paesi della Nato. Segno che, dopo le elezioni e le prime scelte della nuova maggioranza, l’Italia resta al centro dell’attenzione internazionale. Attenzione, ma anche preoccupazione. "Aspettiamo soprattutto di capire chi sarà il ministro degli Esteri", ammette Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, tra i più attenti osservatori della politica del nostro Paese, a partire dalla storica copertina del 26 aprile 2001 in cui definì Silvio Berlusconi "unfit", inadatto a governare.

Emmott, com’è vista all’estero l’Italia dopo le ultime elezioni e i primi passi della nuova maggioranza di centrodestra?

"Da tanto tempo gli osservatori si aspettavano la vittoria della destra. Ma non è la destra “familiare“, conosciuta, quella di Berlusconi e di Matteo Salvini. Ora c’è in campo un nuovo fattore: Giorgia Meloni. Ma dopo il voto il senso di responsabilità espresso dalla leader di Fratelli d’Italia è stato impressionante. Anche per un antico osservatore della politica italiana come me".

Quali sono le aspettative, allora, rispetto al nuovo governo?

"Gli elettori italiani hanno scelto sicuramente la novità. Quello che però desta preoccupazione è il legame con personaggi come Viktor Orbán o la destra spagnola di Vox. La vera attesa è per chi sarà ministro degli Esteri e dunque rappresenterà la collocazione internazionale del Paese. Preoccupano le posizioni sui diritti, sulle istituzioni. Non certo sull’economia o sul Pnrr".

A proposito di istituzioni, l’elezione dei nuovi – e contestati – presidenti delle Camere ha suscitato reazioni all’estero?

"Veramente all’estero è stata considerata una questione normale, un fatto interno alla politica italiana".

Eppure il segretario del Pd, Enrico Letta, ha detto ai leader socialisti europei che è stata una "logica incendiaria e perversa"...

"Mah, secondo me si tratta solo di contrapposizione politica".

Ma chi è davvero Giorgia Meloni secondo gli osservatori internazionali?

"È lei la vera incognita di questa situazione. L’unica certezza è che si tratti di una leader populista, che ha mostrato molta abilità in campagna elettorale. Quello che non sappiamo è se una volta al governo farà campagna elettorale permanente o saprà esprimere un cambiamento".

Cambiamento rispetto a che cosa? Dopo il voto, comunque, i mercati non hanno reagito così male come si pensava.

"Infatti. Inizialmente è stata apprezzata la sostanziale stabilità della maggioranza uscita dalle urne. Poi, certo, bisognerà vedere come andranno le difficili trattative di governo. Però i mercati si sentono abbastanza tranquillizzati che sulle scelte per l’economia o sul Pnrr non ci saranno grandi scossoni. Lo dimostrano i nomi di Fabio Panetta o Giancarlo Giorgetti proposti per il ministero dell’Economia. E il Pnrr è un obbligo, quasi una ‘camicia di forza’... Per carità, come sempre è anche possibile che ci stiamo sbagliando noi!".

Ma l’Italia ha anche suoi difetti strutturali o è solo una questione di scelte politiche?

"All’estero la più grande preoccupazione è sempre stata l’instabilità dei governi italiani. Anche quando governava con grandi numeri, Berlusconi guidava una coalizione con tante contraddizioni all’interno. Ora i numeri fanno ipotizzare un governo forte, con un programma più o meno chiaro, ma con poca esperienza al suo interno".

È per questo che Mario Draghi era percepito come una garanzia a livello internazionale?

"Draghi è un grande europeista, una garanzia istituzionale. Ma la sua nomina al governo è stata un riflesso della solita frammentazione politica dell’Italia".

I suoi colleghi dell’Economist nel 2021 definirono l’Italia (di Draghi, appunto) "il Paese dell’anno". E adesso?

"Beh, adesso c’è un nuovo inizio. Bisognerà chiedere ai miei amici dell’Economist che cosa ne pensano per il 2022... O chissà, per il 2023".