I telefoni dei bimbi nella spazzatura L’ultima buonanotte alla mamma

Lecco, lo strazio dei nonni. I genitori del papà-omicida hanno chiamato i consuoceri: "Non doveva succedere"

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Il tricolore sventola sulla ringhiera in una vecchia corte gialla nel cuore di Gorgonzola. Insieme a pesanti tendoni verdi protegge dal sole e dal dolore Paolo e Luigia Fumagalli, gli altri nonni di Elena e Diego, i gemelli soffocati dal papà che non accettava la separazione. Quel genero conosciuto sin da ragazzo che in una qualunque sera d’estate ha cancellato tre vite e strappato il destino di tre famiglie.

Gli occhi chiari del pensionato guardano lontano, la mano stringe il gomito. "Non li abbiamo più". "Guai adesso a chi tocca nostra figlia". Daniela. La mamma punita con la più atroce delle sentenze perché voleva andare oltre un rapporto ormai logoro. L’amore si era spento giorno dopo giorno, fra mille incombenze di una quotidianità sempre più grigia. Mario fingeva che non fosse così. Anche se quella sottile sensazione d’allarme non era sfuggita ai genitori. Né ai suoi, né a quelli della moglie. Ma tutti pensavano a una crisi come capita a tanti. Ieri, fra i consuoceri c’è stata una telefonata. Prima di scoppiare a piangere alla cornetta, Ambrogio, il papà dell’impiegato, ha detto: "Mario non lo doveva fare". Ha chiesto scusa per il figlio. Nella casa a due piani dove i piccoli sono stati l’ultima volta dieci giorni fa sembra che debbano fare capolino da un istante all’altro. Pare di vederli spuntare in controluce dal grande arco del portone. Da anni, le cose fra mamma e papà non erano più come prima. Dopo tanti tentativi a vuoto di recuperare, Daniela si era arresa ed era andata dall’avvocato.

Lei, ingegnere biomedico, era arrivata in alto: cambi d’azienda e ogni volta maggiori responsabilità. Ma lui alla carriera avrebbe preferito un ménage tradizionale. Ed è nel tentativo di trovare la formula che avrebbe tenuto tutto in equilibrio che la fotografia da incorniciare di una coppia perfetta è andata sbiadendo. Mario si era chiuso in se stesso, faticava ad affrontare i problemi, a confrontarsi con la realtà. Così quando un mese fa lei gli ha detto che era davvero finita, che non avrebbe più recitato la favola ormai conclusa, ha cominciato a distillare il veleno della vendetta. Fra quelle mura che frequentava da quando era solo un fidanzatino c’è la certezza che non abbia esitato a barattare i figli "con il suo desiderio di condannare per sempre Daniela alle pene dell’inferno". E la mente torna ancora alla maledetta notte di venerdì. Quando la mamma ha letto il testo senza appello dell’ultimo messaggino – "Non li rivedrai più" –, non ha pensato neanche per un istante che potesse ucciderli. "Me li ha rapiti", ripeteva a se stessa correndo in auto a Margno. Ma nell’appartamentino a due passi dalla funivia ha trovato i suoi piccoli sul lettone, senza più respiro.

Lì, il suo urlo agghiacciante ha raccontato cos’è il male assoluto. Risalendo in macchina i tornanti di una strada che non finiva più ha chiamato i bimbi al cellulare decine di volte, ma il padre si era liberato dei telefonini. Li hanno ritrovati ieri gli inquirenti in un cassonetto nella piazza del villaggio. In memoria ancora la conversazione telefonica con la mamma, alle 21.30, con l’ultima buonanotte. Poi, l’estremo atto di un copione che Bressi si è ripetuto nella mente tante volte, sempre con lo stesso finale: togliere tutto alla donna che 17 anni fa aveva giurato di amare per sempre. Ai carabinieri e al pm l’arida ricerca di riscontri per provare la premeditazione.