Giardina
La Germania non dimentica il passato. È a fianco di Israele, ribadisce Olaf Scholz, al Bundestag: "Siamo al vostro fianco, e siamo in lutto con voi. Garantire la sicurezza di Israele è un nostro dovere", ha concluso. Il Cancelliere è attento alle parole: i tedeschi sono con gli israeliani, con gli ebrei, ma non solo perché obbligati dal senso di colpa per gli orrori del nazismo.
Il passato che non passa, il dibattito che si aprì negli anni Ottanta, tuttavia, continua a non essere chiuso. Il ’68 in Germania, la rivolta giovanile, avvenne soprattutto contro i padri. I figli chiedevano: che cosa avete fatto? A Norimberga furono condannati i grandi colpevoli, ma si chiedeva conto delle piccole responsabilità. Nel dicembre del 1970, Willy Brandt si inginocchiò nel ghetto di Varsavia, ma ancora oltre il 60% non fu d’accordo: non doveva farlo in nome della Germania, di tutti i tedeschi.
Dopo la caduta del Muro, nel novembre dell’’89, Oskar Lafontaine, uno dei leader socialdemocratici, e Günter Grass, che avrebbe vinto il Nobel, si batterono contro la riunificazione: la Germania, sostenevano, doveva pagare la sua colpa, e non doveva far rinascere una grande Deutschland. Quando si scoprì che lo scrittore aveva indossato la divisa delle Waffen SS, non fu perdonato. La maggioranza, oggi, non è nostalgica. Ma l’Afd, il partito dell’estrema destra è al secondo posto. Un voto di protesta? Solo un terzo dei suoi elettori è neonazi. In gran parte sono giovani nati dopo la riunificazione. E torna l’incubo di Weimar.