Venerdì 19 Aprile 2024

I talebani blindano l’aeroporto "E le donne per ora non lavorano"

Resta l’ultimatum: occidentali via il 31 agosto. "Impediremo agli afghani di partire, c’è bisogno di loro qui"

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di Lorenzo Bianchi

Ancora toni soft e rassicurazioni. Nella sua seconda conferenza stampa, il portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid ha promesso alle donne che in futuro potranno tornare al loro posto di lavoro. Per il momento, però, debbono stare a casa. Gli stipendi saranno pagati comunque e non perderanno il posto.

"È per la loro sicurezza – tenta di spiegare ai mass media – i nostri combattenti non sono addestrati ad affrontarle. Una volta stabilite le nostre procedure, potranno tornare al loro posto".

Il ministero della Salute e quello dell’Istruzione hanno ripreso a funzionare, ma le dipendenti debbono aspettare che siano "messi in sicurezza". Nessun impegno sui tempi, naturalmente.

Su una sola data il portavoce è netto. È il 31 agosto, l’ultimo giorno nel quale gli stranieri potranno lasciare l’Afghanistan partendo dall’aeroporto di Kabul presidiato da 5.200 soldati statunitensi. "Gli americani – annota Mujahid – hanno l’opportunità e le risorse per portare fuori tutte le persone che appartengono a loro".

L’accesso allo scalo internazionale invece è già vietato agli afgani. Il portavoce dei cosiddetti studenti coranici chiede alla folla accalcata attorno ai muri di cemento dell’aeroporto di disperdersi e di tornare a casa. Promette che nessuno sarà schedato. "Chiediamo agli Stati Uniti – precisa Mujahid – di non incoraggiare gli afgani ad andarsene, abbiamo bisogno delle loro capacità, abbiamo bisogno del loro talento, abbiamo bisogno di queste persone nel Paese". Il portavoce ne fa una questione di competenze, sa che i più istruiti sono numerosi fra coloro che vogliono salire su un aereo.

In ogni caso la sua missione è versare acqua sul fuoco. Dare rassicurazioni in un momento di forte confusione. Da più di una settimana le banche sono chiuse. Gli sportelli automatici sono ormai a corto di contanti. Ha abbassato i battenti anche Saraj Shahzhada, il più importante mercato di cambio di valuta nella capitale.

Mujahid assicura che Haji Mohammad Idris, il governatore della Banca Centrale appena nominato, è l’uomo giusto per "organizzare le istituzioni governative, gestire le questioni bancarie e affrontare i problemi della gente".

Rientrano nel lungo capitolo delle dichiarazioni al cloroformio anche la garanzia che "non esistono liste di proscrizione", l’invito ai connazionali a "tornare alle case e alle vite di sempre, perché non c’è pericolo e non ci vendicheremo" e l’affermazione che "le organizzazioni dei media sono al sicuro".

Un capitolo a parte è dedicato al Panshir, la valle nella quale Ahmad Massoud, figlio dell’eroe della lotta contro i sovietici e contro i Talebani Ahmad Shah Massoud, sta organizzando una resistenza armata. Per Zabihullah Mujahid "nella provincia del Panshir c’è stato un piccolo problema e stiamo cercando di risolverlo, ne stiamo parlando. La nostra politica è di finire la guerra in questo Paese. Non vogliamo che venga sparato nemmeno un proiettile. Ci stiamo provando in tutti i modi. I fratelli che sono lì li abbracciamo, gli chiediamo di tornare a Kabul e di convivere con noi. Abbiamo obiettivi comuni".

Peccato che, tra le tante segnalazioni di soprusi di questi giorni, in un tweet Amrullah Saleh, l’ex vicepresidente afgano che ora è uno stretto alleato di Massoud, abbia scritto che i Talebani usano anziani e bambini come scudi umani per spostarsi e per perquisire le case nel distretto di Andarab, uno dei tre riconquistati dalla resistenza del Panshir.