Mercoledì 24 Aprile 2024

I russi bombardano le altalene L’orrore negli sguardi dei bimbi

La guerra piomba nelle scuole e nei parchi giochi di Kiev. Queste foto accusano tutti: l’ultima vergogna

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di Davide

Rondoni

È che a loro giustamente gliene dovrebbe fregare. Ai bambini, dico. Non dovrebbe importare se i grandi si fanno la guerra come idioti. Come grandi idioti. Potrebbero, i bambini, dire: fatevi la vostra guerra, scannatevi, lasciate in pace mamma e babbo, i fratellini, i parenti, gli amici, e fatevi la vostra guerra se proprio volete. E, invece, la guerra arriva lì, dove i bambini giocano, dove vanno a scuola.

E viene a loro un visino triste come quello della bambina con il cappuccio con le comete colorate. Di una tristezza senza limite, anche se ha un giocattolo in mano, una tristezza che vorresti togliergliela passando la mano sulla foto, o mandandole duecento giocattoli. Oppure pregando la mamma o chi è che la tiene per mano (anche lei un visino...) sullo sfondo di quelle macerie: "Venite via, venite qui...", oppure, meglio: "Adesso la smettiamo di lasciare che i vostri e i nostri governanti facciamo la guerra, ve lo giuriamo". I bambini ci muoiono in guerra e non sanno neanche perché. Anche i grandi ci muoiono senza sapere bene perché.

Ma i grandi, noi, possiamo almeno provare a fermarla la guerra, a non farla. I veri grandi ci provano sempre. Sono i grandi piccoli piccoli, i miseri, i minimi di cuore e di testa che fanno la guerra. Che la vogliono fare a ogni costo. Anche a costo dei bambini.

A costo, al costo insopportabile, al costo impossibile da sostenere, della loro morte, della loro ingiusta tristezza. I bambini, invece, al massimo ci giocano alla guerra. Ma giocano. E non vorrebbero certo missili veri nel giardino dei giochi. Non vorrebbero pallottole che fischiano vicino i banchi di scuola. E se ci arrivano i missili veri è perché i grandi ormai confondono tutto. Fanno confusione con la testa e con il cuore, gli si devono essere molto rimpicciolite. E confondono la guerra e il gioco, i bambini e i soldati, la vita e la morte, il potere e la pace, le aule e i bunker, i soldi e la gioia. Ed è una confusione grave.

Non c’è da fidarsi di adulti così, non c’è da fidarsi per niente, anche se parlano con le bandiere dietro, e da podi di sale o palchi come se fossero persone importanti. Uno se fosse davvero importante non farebbe morire i bambini in guerra. Non farebbe cadere i missili vicini allo scivolo del parco. Solo dei dementi possono pensare che sia normale, giusto, inevitabile. Solo della gente che non vede un parco giochi da troppo tempo pensa che sia giusto fare e continuare la guerra. Forse fanno finta di non avere figli o nipoti (ma che uomo è uno che fa questa finta?). I bambini non fanno mai finta di non avere il babbo o la mamma o i fratellini. Devono essere proprio avvelenati dentro quegli adulti. Queste foto passeranno davanti agli occhi di tanti. Come tante, troppe immagini di questa e di altre guerre assurde. Quanti alzeranno la voce, la mano, quanti diranno che non c’è nessun motivo perché lo scivolo e il buco del missile siano lì accanto l’uno all’altro? Cosa siamo in un film idiota? Le foto sono tante, specie ora nelle guerre mediatiche, nelle guerre di propaganda.

Ma queste non sono come le altre. Che servono per accusare l’uno o l’altro dei contendenti. Queste accusano tutti. Noi compresi. Quel viso mesto di bambina, quel pallone da calcio che ha perso la strada del campetto e sembra un gioiello di pace incastonato in un nero gioiello di guerra, chiedono di alzare la mano, la voce, di smettere di fare confusione demente. E dire: ora basta, ora basta, in nome dei bambini, ora basta.