I riformisti attaccano Zinga: "Congresso"

La corrente di Lotti e Guerini rompe gli indugi: gestione immobile, dopo le amministrative mettiamo mano al partito. Bonaccini in campo?

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di Ettore Maria Colombo

Congresso "non subito, che non si può perché c’è la pandemia", ma "entro il 2021, dopo le amministrative". E chiederemo "risposte chiare e univoche" all’Assemblea nazionale del Pd del 13 e 14 marzo, perché "non possiamo accettare la scadenza naturale fissata da Zingaretti, e cioè il 2023". Dunque, è no a una ‘ridotta’ che vuol vedere il Pd chiudersi nell’alleanza con M5s e LeU, negandosi il resto del Mondo (Iv, Azione civile, +Europa, etc.). Questa è la sostanza della sfida che i riformisti del Pd intendono lanciare contro Zingaretti. Pronto ai box ci sarebbe pure un candidato, un campione che dovrebbe sfidare al prossimo congresso Zingaretti, se si ripresenterà, Orlando o chi per loro: Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, uno che sa dialogare con quel Salvini che, nel 2019, ha anche battuto.

Ove lo facesse, Bonaccini sarebbe supportato dal ‘partito dei sindaci’ (Gori, Nardella, Decaro), da altri governatori (Giani in Toscana) e pezzi pregiati dem come la segretaria della Toscana, Simona Bonafè. Un asse del Centro-Nord, regioni dove il Pd gode ancora di buoni voti e tanti iscritti, contro un asse del centro-sud (Puglia, Lazio, etc.). Una partita a sé, invece, va detto, la giocheranno i Giovani Turchi di Matteo Orfini, forse l’area Delrio e area dem del ministro Dario Franceschini che tace e medita sul futuro. Con Zingaretti, ovviamente, stanno tutti i suoi, il ‘partito romano’ (Meta-Morassut-Bettini) e il ‘partito del Sud’ (Provenzano, Boccia, Amendola).

Certo è che Base Riformista ha rotto gli ormeggi e in una riunione molto partecipata e molto lunga tenuta ieri al Senato ha deciso di partire alla guerra contro la segreteria. Solo che nella di Lorenzo Guerini e Luca Lotti siamo ancora alla ‘drole de guerre’, una guerra cioé più dichiarata che effettiva. Una corrente in cui ci sono comunque i falchi. Per dire, molte donne (Alessia Morani, Alessia Rotta, Patrizia Prestipino, etc.) sono per ingaggiare, e subito, battaglia. Ieri hanno cannoneggiato il Nazareno con frasi del tenore "Congresso in autunno, Conte è un competitor" (Morani), "Subito il congresso, Conte non è il punto di riferimento" (Rotta) fino al "non possumus" della Prestipino all’alleanza organica con i 5Stelle a Roma e Lazio su cui Zinga punta. Guerini ha anche ieri vestito i panni del Conte zio di manzoniana memoria, ma "i miei non li tengo più", sospira. E persino il diplomatico Alessandro Alfieri, senatore e coordinatore dell’area, mette i piedi nel piatto: "Siamo molti preoccupati per lo stato in cui versa il Pd. Serve una discussione congressuale vera, appena avremo sconfitto la pandemia e affrontato le amministrative. Gli assetti del Pd tocca a Zingaretti deciderli, ma non ci accontenteremo certo di un vicesegretario donna o strapuntini in segreteria". Forse, il congresso del Pd, stavolta è iniziato per davvero.