"La vita è una combinazione di pasta e magia", diceva Federico Fellini: cosa succede, allora, se uno dei piatti simbolo del Bel Paese rischia di scomparire dalle tavole a causa dei prezzi alle stelle? Che il governo si muove per individuare le ragioni dei rincari, mentre le associazioni dei consumatori, capitanate dal Codacons, annunciano un esposto all’Antitrust. Ma i pastai, categoria nel mirino, rimandano le accuse al mittente.
Luigi Cristiano Laurenza, segretario dei pastai di Unione italiana food, il prezzo della pasta sale, quello del grano duro scende: come se lo spiega?
"Il prezzo di un pacco di spaghetti non dipende solo dal prezzo della materia prima: occorre considerare i costi della trasformazione in semola, l’impennata dell’energia (le aziende pastaie sono classificate come altamente energivore) e del packaging, i costi della logistica e della manodopera impiegata lungo l’intera filiera".
Oltre al frumento duro (quello italiano è in calo del 28,3% rispetto ad aprile 2022), sono però in discesa anche le tariffe energetiche. La pasta, invece, sale ininterrottamente da giugno 2021 ed è ora a +17,5%.
"I pacchi che troviamo oggi a scaffale sono la fotografia di una situazione risalente a oltre sei mesi fa, con il grano duro acquistato alle quotazioni del periodo precedente (condizionate, più che dal conflitto russo-ucraino, dai cattivi raccolti del 2021 in Usa e Canada) e i costi energetici del picco di crisi".
Tra sei mesi, quindi, compreremo la pasta a prezzi più bassi?
"Non possiamo prevedere il futuro, ma, se i costi di energia e materie prime continueranno a diminuire, non è da escludere un ribasso. Sbaglia, però, chi ritiene che siano i pastai a determinare il prezzo di un pacco di pasta: i nostri studi indicano che il prezzo medio alla produzione è salito dell’8%, in linea con l’inflazione. Il passaggio successivo è la distribuzione, che fatica a contenere i rincari, avendo firmato i contratti diversi mesi fa".
Le associazioni dei consumatori parlano di speculazione, tesa a mantenere alti i prezzi al dettaglio di un prodotto assai presente sulle tavole degli italiani.
"Io parlerei di allarmismo: è il vero responsabile dell’attuale flessione della domanda di pasta".
Che intende dire?
"Nell’ultimo anno, l’incremento medio dei prezzi dei prodotti alimentari è stato del 15%. Quello della pasta è superiore solo di un paio di punti percentuale, equivalente a pochi centesimi per un pacco da 500 grammi. Che il governo si focalizzi su un dato marginale nel panorama dei beni al consumo è ingiusto ed eccessivo".
Maddalena De Franchis