Giovedì 18 Aprile 2024

I pm di Palermo e l’esempio da seguire

Tommaso

Strambi

Salvatore gioca sul tavolo di cucina. Le mani sono impastate di polvere bianca. Ma non è farina per preparare la pizza. Accanto a lui ci sono la mamma e il papà intenti a confezionare le dosi di coca da riversare nelle piazze di spaccio della Kalsa, della Zisa o di Brancaccio. I quartieri di Palermo. E Salvatore non è l’unico. Sono sempre più numerosi i bambini che invece di andare a scuola contano i soldi, maneggiano la ’neve’ e aiutano i genitori a spacciare. Ma anche quelli che ingeriscono droga e finiscono in ospedale. Una piaga contro cui nessuno può voltare la faccia dall’altra parte, secondo l’avvocato dello Stato Annamaria Palma. "Abbiamo un imperativo categorico: difendere i più fragili", ha tuonato nel corso del suo intervento in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario.

Ma come? Con provvedimenti dirompenti, come quelli a cui stanno lavorando i magistrati della Procura dei minorenni di Palermo: l’allontanamento dei bambini dalle famiglie (sono 50 attualmente i casi sul tavolo dei pm siciliani) dove spaccio e consumo spesso si sovrappongono. Una strada già percorsa dai magistrati calabresi nei confronti dei figli degli appartenenti alla ’Ndrangheta. Una misura estrema che, nei casi più gravi, potrebbe portare alla decadenza della responsabilità genitoriale. Non sarà facile, ma è sicuro che, se la salvaguardia dei piccoli è e diventa il valore prioritario, questa soluzione appare l’unica barriera di resistenza sociale rispetto al chiudere gli occhi e al ’favorire’ il "vivaio del crimine" in cui giocano e crescono Salvatore e i suoi fratelli.