I pirati del lago di Garda sono già in Germania. E uno di loro ha rifiutato l’alcoltest

L’altro, dopo 12 ore, è risultato negativo. L'avvocato: "Non è una fuga". Ma non hanno spiegato chi guidasse

La barca squarciata dal motoscafo

La barca squarciata dal motoscafo

I turisti tedeschi che nella tarda serata di sabato hanno falciato e ucciso sul Garda con il loro potente motoscafo il barchino con a bordo Umberto Garzarella, 37 anni, e Greta Nedrotti, 25, incontrato al largo del golfo di Salò, ora indagati per omicidio colposo plurimo e omissione di soccorso, sono già in Germania. "Ma quale fuga? Lo scriva: non sono scappati – precisa l’avvocato Guido Sola, Foro di Modena, che li assiste –. Ma dove vuole che vadano? Sono disintegrati per che quel è successo a quei poveri ragazzi. Dopo aver reso interrogatorio fino alle due di notte semplicemente sono tornati a casa, a Monaco, dove hanno moglie e figli. Parliamo di professionisti affermati, padri di famiglia che mai hanno avuto problemi con la giustizia. Esperti di navigazione con patente nautica da 30 anni. Non intendono sottrarsi alle autorità".

Eppure, solo uno si è sottoposto all’alcol test disposto con urgenza domenica dalla procura per accertare in quali condizioni psicofisiche si trovasse al momento dell’incidente. L’esito – a 12 ore dal fatto – è negativo. L’amico, invece, si è rifiutato. Un dato che stride con la asserita, totale disponibilità a collaborare. "Giuro che non ne ero a conoscenza di questo dettaglio, ho incontrato per la prima volta i miei assistiti in caserma domenica alle 15 e li ho trovati choccati, incapaci di credere a quel disastro – continua il legale –. Pensavano a un errore. Avessi saputo prima, li avrei invitati a sottoporsi di corsa a tutti gli accertamenti".

La notizia del ‘rifiuto’ ha generato qualche alzata di sopracciglio in procura, dove già sono alle prese con la lacunosità del codice nel caso di incidente nautico, non equiparato all’omicidio stradale e normato in modo più blando, in termini di omicidio colposo. Un reato per il quale, essendo la pena più mite, non può scattare il fermo. Così anche la ricerca della verità processuale diventa un percorso a ostacoli. "C’è un buco nella legislazione enorme – sottolinea il procuratore Francesco Prete –. Per gli incidenti nautici non c’è una norma che preveda un prelievo di sangue coattivo per verificare la presenza di alcol e droghe come per gli incidenti stradali, non è prevista alcuna aggravante di ubriachezza. Ciò significa che ci si può mettere al timone dopo avere bevuto una bottiglia di whisky, lanciarsi a 80 nodi, uccidere qualcuno ed essere puniti con un massimo di 5 anni".

Garzarella, un’azienda di manutenzione caldaie a Salò, sportivo con la passione per la nautica, è stato rinvenuto nel suo gozzo in legno distrutto al largo del porto di Portese, di fronte a Salò, con il ventre lacerato. Nedrotti, con cui usciva da qualche settimana, studentessa di Economia di Toscolano e impiegata in uno studio fiscale, è stata ripescata a 98 metri di profondità con ferite alle gambe. Stando ai carabinieri e al pm Maria Cristina Bonomo i 50enni bavaresi – uno è direttore commerciale, l’altro direttore finanziario – sabato sera dopo avere cenato sulla sponda veronese del lago sono rientrati a Salò con il Riva Acquarama di uno di loro, e durante il viaggio alle 23.30 hanno travolto i ragazzi. "Non si sono accorti di nulla, i motori potenti coprono i rumori, e non avevano visto luci di barche in acqua – continua l’avvocato –. Poi quando hanno ormeggiato la barca hanno notato che imbarcavano acqua e capito di avere avuto un incidente. Ma pensavano all’urto di un tronco". I due poi, prima di rientrare all’hotel Duomo nel centro di Salò, hanno proseguito la serata al bar. In molti sostengono di averli visti ubriachi, e uno era ferito. La domenica seguente i carabinieri hanno rintracciato alla nautica Arcangeli il Riva danneggiato. Grazie alle telecamere hanno avvistato chi guidava. I militari hanno fatto scattare l’arresto in semiflagranza ma durante l’interrogatorio si è capito che si era dato il cambio al timone con l’amico. Non solo. I tempi della semiflagranza, necessaria per confermare l’arresto, si erano ormai dilatati oltre il consentito. Così l’arrestato è tornato in libertà.