Giovedì 18 Aprile 2024

I piedi sul tavolo della ministra? Atto coraggioso

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Marcella

Cocchi

È maleducata? Allora diciamo che anche Kennedy lo era quando metteva i piedi sulla scrivania. Fabiana Dadone, 37 anni – Grillo e i Nirvana tra i suoi miti – è ministra "ragazzina" ma non è né JFK, né potrà mai dare una sberla culturale alla Simone de Beauvoir. Non ha la caratura per diventare un simbolo. Ma perché vomitare bile contro di lei per la sua foto con i piedi sul tavolo, scattata non in un giorno qualsiasi, ma l’8 marzo? L’etichetta non c’entra tanto, il popolo delle scarpe rosse sa che non esistono immagini iconiche senza un minimo di provocazione. Mettiamoci scomode, direbbero le femministe degli anni Settanta.

Scomode vuol dire ribaltare la mentalità denunciata da Sergio Mattarella, "quell’ottica antiquata che vede la donna sempre un passo indietro, in un ruolo e in una funzione di secondo piano". Dadone sembra dirci: sono in un ruolo apicale e non mi vergogno. Non ci consegna il potente messaggio delle suffragette in marcia verso Manchester, non ha la carica iconica di una Angela Davis, non fa breccia nell’olimpo dei diritti come una Emma Bonino con il cartello ’Abbiamo tutte abortito’. Però, almeno, ha mostrato un po’ di sincero coraggio. Sempre meglio del mare di finta retorica per le donne. Meglio delle cantilene "con le donne per le donne". Meglio dei monologhi dell’ultimo minuto concessi, questi sì, con la mentalità delle quote rosa. Meglio dell’ennesimo annuncio di un (buon) piano per la parità di genere ma non accompagnato da fatti e soldi.