Giovedì 25 Aprile 2024

I paradossi italiani Un albero blocca il Pnrr

Bari, il Tar ferma l’Alta velocità: "Piante secolari sul tragitto". A rischio i fondi Ue

di Gabriele

Canè

Per chi non lo sapesse, in località Lama San Giorgio, comune di Noicattaro, nel Barese, ci sono alcuni carrubi e mandorli secolari. E siccome sono lì da un sacco di tempo, ci devono restare in secula seculorum. Amen. O meglio Tar. Perché il Tribunale amministrativo della Puglia ha deciso che, essendoci gli alberi, da lì non può passare la linea ferroviaria dell’Alta velocità Napoli-Bari. Che se non passa da lì, non passa da nessun’altra parte, visto che il progetto questo prevede, ottenute tutte le autorizzazioni del caso: Sopraintendenze, Comune, Regione, la stessa che per via degli ulivi, sempre secolari, non voleva che arrivasse la Tap, la grande condotta che ora ci consente di non essere del tutto alla canna del gas.

Oltre ai permessi, ci sono anche i milioni, 406 in tutto, di cui 205 provenienti dal famoso Pnrr, che sarebbero i soldi un po’ regalati e molto prestati dall’Europa per ammodernare il nostro Paese. Entro il 2026. Con quella linea ferroviaria, ad esempio. Siccome siamo già in ritardo su tanti fronti per via del nostro paralizzante groviglio burocratico che anche due giorni fa la premier Meloni ha promesso ai sindaci di dipanare, per far saltare il banco ci mancava solo il Tar. Che avrà certamente le sue ragioni. Come avranno ragione i cittadini e i comitati ambientalisti che hanno fatto ricorso. Nella speranza, però, che in sede di ricorso al Consiglio di Stato abbiano torto, come è già successo mesi fa al primo step di questa vicenda. Che resta comunque emblematica e preoccupante, perché la Napoli-Bari è una delle prime grandi opere che pescano nei fondi (a termine) del Pnrr.

Perché questo stop sarà di sicuro in piena regola, ma sta di fatto che mai in questo Paese capita che la giustizia acceleri l’esito di una vicenda (civile, penale, amministrativa) invece che rallentarla, ostacolarla. Perché nell’anno di grazia e nel decennio di crisi che viviamo, guai a non rispettare la natura. Pure le carrube che ci sono care dalla lettura dei Malavoglia dove Sara Mangiacarrubbe ama N’toni, ma sposa Menico che è vedovo con sei figli, ma molto ricco; altrettanto, però, va detto per chi mette un freno agli investimenti, a migliaia di posti di lavoro, soprattutto se organismi di vigilanza e enti eletti hanno dato il loro ok.

Tutti fuorilegge tranne i signori del Tar? Allora, prendiamo il lato buono e diciamo: ben venga questo episodio che ci fa capire come seguendo le normali procedure mai riusciremo a finire in tempo le opere del Pnrr, il che significherebbe fallimento del Paese. Che forse il metodo Genova, che ha consentito di ricostruire un ponte e mezza città in un paio d’anni, è l’unico che ci può salvare dalla paralisi delle burocrazie e di un qualunque Tar. Senza abusi. Ma in nome di una legge da paese moderno, da terzo millennio. Non da mangiacarrubbe.