Mercoledì 24 Aprile 2024

"I nostri soldati in Libia a liberare i pescatori" L’ira del vescovo: è ora di mostrare i muscoli

Monsignor Mogavero da Mazara del Vallo attacca: le famiglie sono state abbandonate, bisogna inviare i corpi militari speciali. E finalmente anche l’Europa si sveglia: "Chiediamo l’immediato rilascio degli italiani detenuti da settembre senza alcun processo"

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di Nina Fabrizio

"Il tempo delle trattative politico-diplomatiche soft è scaduto. La linea morbida non ha portato a nulla. Ora bisogna mostrare i muscoli e inviare i corpi speciali per riprendere i nostri pescatori e riportarli a casa. Ognuno di loro ha una famiglia. Dietro a ognuno di loro ci sono mogli, madri e figli che stanno scivolando nell’angoscia cupa".

Ha il tono sommesso e risoluto di sempre monsignor Domenico Mogavero, siciliano originario di Palermo, vescovo di Mazara del Vallo, pastore da sempre in prima linea su tutti i temi che hanno riguardato l’isola più vicina alle coste africane: mafia, immigrazione, disoccupazione. Ma questa volta sembra raccogliere qualcosa di più, lo sconcerto e la disperazione di 18 famiglie che si sentono sole, abbandonate. I 18 pescatori sequestrati e trattenuti nella prigione sono proprio della sua diocesi, Mazara, antichissimo borgo da secoli casa di pescatori e in questi anni di sbarchi e naufragi sulle coste siciliane anche approdo di tanti migranti. Monsignor Mogavero, che nel suo curriculum ha la postulazione di uno come don Puglisi, oltre che essere stato delegato Cei per le migrazioni, ha sempre difeso le voci di tutti e questo, dice ora al Qn, "ci dà la possibilità come Chiesa di alzare forte la voce su questa vicenda con la stessa credibilità. Anche se non vorremmo certo essere gli unici".

Eccellenza, le famiglie sono state abbandonate?

"Completamente. Del loro rapimento non parla più nessuno, a nessun livello. Non sentiamo le voci della politica, dei partiti, né del governo. Quel poco che si è riusciti a fare per accendere un riflettore sul loro dramma è stato possibile grazie ai sindacati dei pescherecci".

Il Papa in realtà ha parlato di loro con un appello accorato all’Angelus di domenica 18 ottobre.

"È stato un momento importantissimo che poteva rappresentare anche una svolta. Invece poi più nulla, è calato il silenzio. Il Papa ha parlato di affidamento a Maria stella del mare per mantenere viva la speranza che queste famiglie si riabbraccino. Personalmente mi sto muovendo per tenere costantemente informate le superiori autorità ecclesiastiche".

E sul fronte italiano?

"C’è una inerzia incomprensibile. Dopo 102 giorni chiunque capisce che aspettarsi risultati tenendo la linea morbida, il basso profilo è chiedere l’impossibile. Dico solo questo a titolo esemplificativo: tra queste 18 famiglie c’è anche una madre di 74 anni che si è vista già inghiottire un marito e un figlio dal mare. E ora rischia di vedersi sottratto un altro figlio, oltre l’orizzonte mediterraneo, da questo atto barbaro di pirateria".

Dunque, che fare?

"Le famiglie sono in angoscia, non hanno più notizie, non sanno a quale livello è giunta una eventuale trattativa politico-diplomatica. E non vi dico con quale stato d’animo hanno ricevuto la notizia della liberazione della nave turca Mabouka che con tutto il suo equipaggio di sette marinai era stata sequestrata dalla milizia del generale Khalifa Haftar il 5 dicembre. C’è rabbia, tanta rabbia, eppure nella rabbia anche la compostezza di persone perbene che sono colpite da una tragedia".

Sembra che la nave turca abbia pagato una multa per aver violato le acque libiche...

"Non entro in questi particolari. Per quello che riguarda noi è ora che qualcuno del governo esca allo scoperto e pretenda una soluzione. Si devono intraprendere azioni forti. Lo ripeto, azioni forti, con corpi speciali".

Si avvicina un Natale drammatico…

"Vanno riportati a casa".