I motori del giovane Letta Sulla Vespa per Pisa a volantinare

Gli ex compagni di liceo: scintille con chi aveva idee diverse, ma il calcio metteva tutti d’accordo "Quando fece approvare i viaggi di istruzione all’estero vinse le elezioni scolastiche con un plebiscito"

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di Guglielmo Vezzosi

PISA

Il liceo classico Galileo Galilei, la sede di radio Incontro per l’appuntamento settimanale dedicato ai problemi della scuola e quella dell’Azione Cattolica dove si masticavano don Milani, Mounier e Maritain. Erano questi alcuni dei luoghi frequentati dal segretario Pd, Enrico Letta, nella "sua" Pisa, quando era ragazzo. Ma anche, immancabili, i campetti di calcio all’oratorio, nel quartiere popolare di Gagno, ai bordi della città, da monsignor Danilo Battaglini, per tutti "don Batta", una delle persone che sicuramente hanno lasciato un segno nella formazione del futuro leader.

Prima metà degli anni Ottanta, un periodo in cui la politica era ancora capace di scaldare i cuori delle giovani generazioni. Ed Enrico la politica l’aveva nel sangue. Internet, social e mail erano di là da venire, l’unico telefono era quello di casa da dividere con fratelli e genitori e lo strumento per la comunicazione politica erano i volantini. E ogni mattina, in sella al suo Vespino 50, Letta ne portava un pacco intero da distribuire davanti alla scuola. Li stampava con gli studenti del suo gruppo – il nome era "Alternativa Democratica" –, nella soffitta della sede della Cisl, dove si trovava un vecchio ciclostile, che spruzzava inchiostro a più non posso, messo benevolmente a disposizione dei "ragazzi del liceo".

"Erano anni di assemblee d’istituto infuocate – ricorda Federico Giusti, ex compagno di classe del segretario Pd –. Io allora appartenevo all’area libertaria e spesso erano scintille". Non c’era l’auditorium e gli incontri si svolgevano lungo le scale, con gli studenti appollaiati sui gradini: "Letta – continua Giusti – era molto intelligente e aveva già allora una profonda capacità di analisi e di sintesi". Ma dopo le discussioni "c’era sempre la partita di pallone che metteva tutti d’accordo così come, due volte all’anno, il raduno a casa di mia nonna che sfornava un fantastico coniglio fritto alla pisana".

La lista guidata da Letta vinceva immancabilmente le elezioni. Un anno il giovane Enrico, con scaltrezza da politico navigato, riuscì a far approvare dal consiglio di istituto i viaggi di istruzione all’estero, fino ad allora sconosciuti. E fu il trionfo nelle urne. Anche se quell’esperienza – rivelò poi lui stesso – fu allucinante: "Senza aereo, in pullman fino a Brindisi, poi il traghetto e il giro delle montagne per arrivare ad Atene...".

"Enrico aveva la stoffa del leader, già da ragazzo, e un talento incredibile per creare una squadra, mettere insieme caratteri diversi e motivare noi più giovani, senza mai far sentire nessuno escluso" aggiunge Stefano Grassi, un altro ex alunno del liceo, oggi a Bruxelles come capo di gabinetto del Commissario europeo all’energia. "Era un appassionato di giochi di strategia – aggiunge – una passione che mi ha trasmesso, ma lui vedeva sempre le prossime mosse prima degli altri...".

Un predestinato, verrebbe da dire, come ricorda Stefano Sodi, ex docente del liceo: "Mai sopra le righe, forse più serio di quanto l’adolescenza lascerebbe immaginare, prediligeva gli ultimi banchi. E la passione per la politica gli venne riconosciuta, un po’ anche come giustificazione, nel giudizio di ammissione all’esame di Maturità", dove si legge: "Intelligenza duttile e vivace, ottime capacità di organizzazione, attenzione all’attualità politica...". In quegli anni Letta iniziò ad avere contatti con i big della Dc riuscendo a invitare a Pisa personaggi del calibro di Andreotti, De Mita, Iervolino, lo stesso Mattarella allora ministro, che venivano in città a tenere corsi di formazione politica a studenti liceali e universitari, i quali ricambiavano invitando gli illustri ospiti in... pizzeria.