I misteri del super yacht in Italia "È di Putin o di un oligarca russo"

La nave da 700 milioni è ormeggiata a Marina di Carrara, indaga la Finanza. Il capitano: il proprietario non è nelle blacklist

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di Cristina Lorenzi

Centoquaranta metri di lusso assoluto. Costa 700 milioni di dollari e ha attirato su di sé gli occhi di forze dell’ordine e stampa mondiale. È ormeggiato nei pontili di The italian sea group a Marina di Carrara il mega yacht Scheherazade, il gioiello firmato dalla casa tedesca Lurssen, che rumor e voci vorrebbero di Vladimir Putin. All’ombra delle Apuane in realtà la notizia, fra smentite e riprese, gira da oltre un anno e si riaccende ogni volta che la nave attracca dopo charter e crociere in tutto il Mediterraneo, ma ora la crisi ucraina ha costretto a una verifica le forze dell’ordine.

Il resto è top secret e contribuisce ad animare il mistero su un’oasi galleggiante che unisce glamour, tecnologia e ora anche equilibri internazionali. Molto si affanna il ceo di The Italian sea group, Giovanni Costantino, ad assicurare che "lo yacht non è di Putin, ma di un armatore russo che sta regolarmente pagando e che nulla ha a che fare con la blacklist dei cento oligarchi vicini al presidente russo".

Addirittura pare che l’armatore si sia affrettato a pagare il suo acconto per garantire che il maquillage prosegua secondo il cronoprogramma stabilito per consentire alla nave di solcare i mari la prossima stagione estiva. Lo yacht, pur essendo sotto il monitor della Guardia di finanza, non è stato sequestrato e continua il suo refitting sulle banchine di Costantino.

Come da protocollo il comandante inglese Guy Bennet-Pearce ha consegnato tutta la documentazione agli inquirenti che non si sbottonano, certo è che la nave è stata passata al setaccio dalla Guardia di finanza ma non è stata sequestrata. Sono in corso gli accertamenti delle Fiamme gialle per risalire alla proprietà o alla società intestataria dello yacht, uno dei più grandi e più costosi al mondo. L’obiettivo è capire se il proprietario reale, una volta identificato, sia inserito nella blacklist Ue che prevede il congelamento dei beni ad oligarchi russi. I prossimi accertamenti non saranno dunque a bordo del mega yacht, ma attraverso l’analisi di conti bancari, documenti e visure. Sul resto vige, ovviamente, il massimo riserbo e con esso il sospetto. Come se non bastasse, la nave, che da oltre un anno periodicamente appare nel cantiere di Marina di Carrara, ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine e quindi dei media alimentando il mistero.

La notizia è arrivata anche Oltre Oceano tanto che il New York Times in un servizio si chiede se lo yacht sia di proprietà russa o addirittura del presidente Vladimir Putin, visto che finora nessun probabile proprietario è stato identificato pubblicamente. Certo è, riporta il quotidiano statunitense e si legge nell’Ansa, che lo Scheherazade "è al vaglio della polizia italiana: il suo capitano, il britannico Guy Bennett-Pearce, ha riferito che gli inquirenti sono saliti a bordo venerdì scorso e ne hanno esaminato la documentazione. E secondo una fonte che ha voluto mantenere l’anonimato la Guardia di Finanza avrebbe aperto un’inchiesta. Bennett-Pearce si è limitato a smentire che lo Scheherazade sia di Putin o che il leader russo vi abbia mai messo piede. Il capitano non ha escluso che il proprietario sia russo, ma ha sostenuto che non figura in alcuna lista di persone colpite dalle sanzioni occidentali: Bennett-Pearce si è rifiutato di dire altro sull’identità dell’armatore, citando un accordo di non divulgazione a tenuta stagna.

Successivamente, in un messaggio inviato a un giornalista del New York Times lunedì notte, il capitano ha detto che non aveva altra scelta che quella di consegnare alle autorità italiane i documenti che rivelano l’identità del proprietario, assicurando che lo avrebbe fatto ieri. Le autorità gli avrebbero assicurato che i documenti sarebbero stati trattati con riservatezza. "Non ho alcun dubbio che questo libererà la nave da tutte le indiscrezioni e speculazioni negative", ha scritto Bennett-Pearce. Il giornale statunitense ricorda che il mistero sul proprietario dello Scheherazade è nato anche perché il nome sullo scafo dell’imbarcazione è stato coperto e quando lo yacht è arrivato nel porto è stata eretta un’alta barriera metallica sul molo per metterlo a riparo da occhi indiscreti.