I medici frenano: "Tamponi? Solo in sicurezza"

Ipotesi di test negli ambulatori di famiglia, il presidente dei camici bianchi detta le condizioni. "Più tutele e linee guida uguali per tutti"

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"L’idea di far effettuare ai medici di base i test rapidi per un primo screening dei positivi al Covid-19, in particolare nel mondo della scuola, è sicuramente percorribile, ma non si può prescindere dalla necessità di garantire sia la sicurezza degli stessi operatori sanitari, sia la definizione di puntuali linee guida d’applicarsi in tutte le regioni". All’indomani dell’avvio dei primi tamponi negli ambulatori dei dottori di famiglia nel Lazio, il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli, detta alle istituzioni condizioni stringenti per un’estensione della procedura su scala nazionale.

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I medici di famiglia sono pronti a sobbarcarsi questo onere ulteriore in una stagione che li vede già impegnati in una campagna vaccinale contro l’influenza senza precedenti?

"I loro rappresentanti di categoria in queste ore hanno dato il via libera. Certo, si tratta di un surplus di lavoro, ma ritengo che effettuare i test negli ambulatori di medicina generale consentirà di soddisfare al meglio la crescente richiesta di esami proveniente dagli istituti scolastici. Ne beneficeranno i dipartimenti d’igiene delle Asl, attualmente sotto pressione".

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Questi test rapidi toglieranno ansia anche agli studenti e alle loro famiglie?

"Sì, pur se funzionano come un normale tampone nasofaringeo, sono processati in un massimo di 20 minuti contro le consuete 24-48 ore".

Resta da garantire la sicurezza dei medici di base...

"Dobbiamo evitare di lasciarli sprovvisti dei dispositivi di protezione, come accaduto all’inizio dell’emergenza. Effettuare i tamponi è un’operazione molto rischiosa. Servono guanti, camici, occhiali, visiere, mascherine. Senza i presidi non è possibile affidare ai medici di famiglia questo compito ulteriore Non si può prescindere dalla salvaguardia del diritto alla salute".

Ci sono problemi di approvigionamento dei materiali?

"Il commissario all’emergenza Domenico Arcuri ha assicurato che i dispositivi ci sono, adesso abbiamo anche una legge per la loro distribuzione capillare. Sarebbe incredibile se un medico di base fosse lasciato senza le dovute protezioni".

Starà anche a voi vigiliare sulla sicurezza dei camici bianchi.

"Sicuramente, ma chiediamo linee guida nazionali per scongiurare procedure diversificate da territorio a territorio. Bisognerà precisare la platea, che potrà sottoporsi ai test, così come l’iter da seguire nel caso si riscontri un caso positivo".

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La preoccupa la recrudescenza dei contagi?

"Non si può negare che siamo entrati in una nuova e più grave fase epidemiologica. Occorre contenere i contagi altrimenti servirà un ulteriore inasprimento delle misure restrittive".

Le terapie intensive sono in grado di reggere la seconda ondata?

"Prima di porsi questa domanda, si devono spegnere il più velocemente possibile i focolai, evitando così di congestionare ulteriormente gli ospedali. Vanno sensibilizzati all’uso della mascherina soprattutto i giovani. Le scuole devono fare la loro parte".

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