I grillini annaspano Riunioni fiume, veleni, attacchi Conte aspetta un segnale da Draghi

Il vertice decisivo convocato e sconvocato più volte si terrà (forse) oggi. Dai governisti sponda al premier. Al massimo entro domani si capirà se altri parlamentari lasceranno il movimento per andare con Di Maio

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di Elena G. Polidori

Con il cerino in mano e con gli "sputi" che volano, seppur verbalmente e solo via Zoom, tra falchi e colombe grilline. Il caos cosmico dell’assemblea infinita del M5s, che non riesce a prendere una decisione sul restare in maggioranza o far cadere definitivamente il governo Draghi attestandosi all’opposizione, è andato in scena anche ieri tra un tuffo e una pennichella, con i parlamentari grillini stremati da un’assemblea durata 40 ore, convocata, sconvocata, riconvocata e poi rinviata a oggi pomeriggio. Un mare di chiacchiere per prendere tempo in attesa di sapere se quell’ultimatum di Conte a Draghi avrà un qualunque esito, e magari chissà, di un intervento di Grillo che finora non si è fatto vivo.

Nel frattempo il clima si è invelenito come non mai. "Finora 46 parlamentari sono intervenuti per ribadire il sostegno alla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi comunque, 3 sono stati più attendisti", tirava le somme ieri sera una deputata grillina tra le fila delle colombe. I numeri sono però fin troppo ballerini perché molti aspettano di vedere come "finisce" il braccio di ferro prima di decidere, mentre il pressing dei turbo-contiani ieri è arrivato a sfiorare la minaccia nei confronti dei dubbiosi, come ha dato prova la deputata Giulia Lupo: "Se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi....".

E, ancora, Leonardo Donno, altro deputato contiano, coordinatore del M5S in Puglia, se l’è presa con i "traditori" che vorrebbero "indebolire il M5S e Conte solo per tutelare i posti di potere e le poltrone". L’accusa ai poltronari, un classico. Nel mirino dei deputati è finito anche il capogruppo Davide Crippa, ormai in rotta con Conte, e accusato di tramare una scissione bis, direzione Luigi Di Maio: "In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale!". E ancora, c’è chi abbassa la testa, chi alza gli occhi al cielo, chi sussurra ai propri portavoce: "Non ce la faccio più". Chi esprime il concetto: "Ci stiamo incartando". Ma anche chi scrive a Paola Taverna e la incita come se non fosse già incitata di suo: "Finalmente stanno capendo tutti che noi non siamo pagliacci ma gente risoluta e convinta".

A metà giornata di ieri è poi arrivata sul tavolo virtuale la cosiddetta "Bomba D’Incà" che ha fatto esplodere gli animi. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento ha chiesto una tregua, ricordando a tutti che vanificare il governo Draghi significa mandare a monte il Pnrr e che c’è una tale giacenza di leggi e di decreti in Parlamento che se si dovesse interrompere la legislatura tutto il lavoro fatto, anche con il contributo dei 5Stelle, andrebbe per aria.

Osservazioni che hanno scatenato, anziché la riflessione, i sospetti velenosi, e immeritati, dei pasdaran di Conte: "Quello non vuole andare da Di Maio ma direttamente nel Pd". Conte, in questo gioco al massacro, si sta giocando davvero tutto perché un’altra scissione interna, più che possibile verso il gruppo di Di Maio (si parlava di qualche decina di parlamentari), potrebbe essere fatale per la sua leadership. Anche se Paola Taverna, la principale pasdaran, ieri faceva finta di non vedere il muro contro cui stanno andando a sbattere: "Avanti compatti con Conte – ha dichiarato – sempre dalla parte dei cittadini".