Venerdì 19 Aprile 2024

I governi tecnici non esistono Parola di Einaudi

Francesco

Perfetti

La pagina più famosa contro i governi tecnici e i tecnici al governo la scrisse Luigi Einaudi esattamente un secolo fa, nel 1922, quando il sistema politico liberale stava avviandosi verso una crisi mortale. Di fronte alle "querele dei benpensanti" che manifestavano disappunto per la pletora di incompetenti che occupavano poltrone ministeriali, il grande economista sostenne che, in linea generale, i tanto osannati tecnici non potevano, sic et simpliciter, dirsi "competenti in politica, che è un’arte tutta diversa e specializzata, in cui si acquista perizia come si fa in ogni altra arte, con lo studio e con l’applicazione diuturna". E aggiunse che "governare un paese non è la stessa cosa che guidar eserciti con fortuna o coltivar campi con successo o salvar malati da malattie mortali" ma vuol dire, invece, "governar uomini, indirizzandone gli sforzi ad un fine comune e collettivo". Insomma, con una battuta, non era sufficiente "un buon teologo per fare un buon papa". Einaudi, però, nel dichiarare la sua preferenza per i "politici" rispetto ai "tecnici" non si nascondeva che parte della classe politica dell’epoca era costituita da "miseri azzeccagarbugli di provincia" e da intermediari di favori governativi e procacciatori di sussidi dediti all’arte di "spillar denaro ai contribuenti". E riconosceva che molti suoi esponenti avevano "miseranda preparazione". Le polemiche di questi giorni sui tecnici nel governo, che verrà presumibilmente messo in piedi da Giorgia Meloni, non hanno la "nobiltà" delle argomentazioni di Einaudi perché rispondono alla logica di conquistare poltrone significative o "pesanti" e far le scarpe all’alleato nella stessa coalizione. Esiste una differenza fra un "governo tecnico" composto in misura prevalente di tecnici e un "governo politico" a guida politica con dicasteri affidati a tecnici di provata esperienza e di sicura credibilità. E si tratta di una differenza sostanziale.