I gesuiti: "Bravissimo in matematica"

Nei primi anni Sessanta un giovanissimo Mario Draghi, appena quindicenne, aveva dovuto confrontarsi con la perdita di entrambi i genitori assumendo di colpo, insieme a una zia, la responsabilità di due fratelli minori e dovendo così, allo stesso tempo, dire addio a una fetta importante della spensieratezza di un adolescente. Erano gli stessi anni in cui Draghi si formava nel severissimo, e arcinoto nella capitale, Istituto Massimiliano Massimo, rigoroso liceo dei gesuiti, la cui sede era stata trasferita proprio nel 1960 all’Eur. L’Istituto, all’epoca solo maschile – tra i compagni del futuro governatore di Bankitalia e presidente della Bce c’erano Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli – si ispirava ai principi pedagogici di Sant’Ignazio di Loyola e lo stesso Draghi ne ha ricordi profondi, avendo mantenuto in tutti questi anni rapporti come ex allievo. "Nel suo profilo di persona onesta, capace di occuparsi del bene comune, come ha dimostrato alla guida della Bce, l’educazione gesuitica ha inciso", spiega l’attuale rettore del Massimo, padre Giovanni La Manna. "La privacy mi impedisce di rivelare la sua pagella ma certamente posso dire che i conti li sa fare, perché era bravissimo in matematica".