I due giganti e il rischio Apocalisse

Cesare

De Carlo

Due visite. Due messaggi. Un monito. Partiamo dal monito, mai così esplicito, presago, terrificante. Gli Stati Uniti "avvertono" la Cina a non fornire aiuti "letali" alla Russia dopo averne fornito di "non letali". Categoriche le informazioni dell’Intelligence americana. Putin è a corto di armi, quanto e forse più dell’Ucraina che comunque gli aiuti "letali" dalla Nato li riceve sin dal primo giorno di guerra. E dato che una sua sconfitta isolerebbe la vera superpotenza alternativa che è la Cina comunista e non la Russia postcomunista, ecco che Xi si muove. In stile soft, cioè negando di voler passare all’alleato i suoi armamenti di produzione russa e anzi spedendo in Europa il mite Wang Yi.

Ma Antony Blinken, segretario di Stato, non ha apprezzato i suoi toni da colomba. Gli ha paventato "serie conseguenze". Più serie di quelle già presenti e che hanno portato il generale a quattro stelle Michael Minihan a formulare in un documento scenari apocalittici: guerra fra Usa e Cina "entro il 2025". "Spero di sbagliarmi, ma le elezioni presidenziali del 2024 offriranno a Xi un’America distratta...". Il generale è uno dei capi militari del Pentagono. In servizio e non in pensione. Nessun commento, nessuna correzione. Se avesse ragione, la scellerata guerra in Ucraina apparirebbe come un conflitto locale. La Cina comunista, inferiore negli armamenti convenzionali, possiede un arsenale nucleare sofisticato benché più piccolo di quello russo. E poi a differenza della Russia ha un’economia poderosa a sostegno delle sue ambizioni egemoniche. Ebbene in questa cornice si inquadrano le due visite. Giorgia Meloni già oggi dovrebbe essere a Kiev. Domani Joe Biden arriverà a Varsavia. Ma la Meloni, al di là della solidarietà per l’aggredito, probabilmente affronterà anche la questione della necessità di una tregua. L’alternativa è appunto l’apocalisse. ([email protected])