I contagi crollano più del previsto. "Avanti con i vaccini, funzionano"

Il virologo Pregliasco: non si possono escludere colpi di coda. Record a San Marino: ieri nessun positivo

L’Italia, da ieri in giallo e con contagi in progressivo calo, sogna il bianco per tutti anticipando il cronoprogramma di governo. Il rischio basso (meno di 50 casi Covid su 100 mila abitanti) promuoverà dal 31 maggio Molise, Sardegna, Friuli. Poi dal 7 giugno toccherà ad Abruzzo, Umbria, Veneto, Liguria. A seguire le altre regioni, fino al 21 giugno, giorno di superamento del coprifuoco per decreto. Ma il passaggio in bianco scaglionato genera qualche frustrazione identitaria e reputazionale. Così, con un occhio ai dati giornalieri di contagi-decessi-vaccinati e l’altro al contatore delle prenotazioni nei luoghi di vacanza, i governatori dei territori non di prima fascia già chiedono di rivedere il calendario in corsa nel caso di dati più favorevoli. Primo a muoversi il presidente abruzzese Marco Marsilio, che scrive al ministro della Salute Roberto Speranza invocando il passaggio in bianco già da lunedì prossimo. Anche Lombardia, provincia di Trento, Lazio, Sicilia, Marche, Emilia-Romagna, Piemonte e Calabria hanno voglia di tagliare i tempi. Per non parlare della Toscana.

Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università statale di Milano, "è un po’ presto per pensare a un’Italia tutta in bianco, dobbiamo anzi aspettarci qualche colpo di coda del virus": magari con intensità "differente nei vari territori", in base agli impatti non necessariamente omogenei delle riaperture, dopo movide e imprudenze. Il bollettino Covid di ieri conferma la necessità di un’analisi ponderata, protetta da abbagli o letture estreme. Altrimenti i 110 morti di giornata (statisticamente +52,7% rispetto ai 72 decessi precedenti) dovrebbero accendere l’allarme rosso. Invece le positività rilevate dai tamponi (2.490) restano percentualmente del tutto stabili (2,3% su 107.481 esami processati) rispetto al 2,2% precedente. E il numero particolarmente basso dei positivi (per cifre migliori bisogna risalire al 5 ottobre 2020 quando però non venivano ancora comunicati i tamponi antigenici) autorizza un prudente ottimismo, avvalorato dal doppio saldo negativo dei ricoveri in terapia intensiva (-28) e nei reparti ordinari (-211) e dai 7.032 guariti in più. San Marino firma il record: dal 17 al 23 maggio nessun nuovo caso.

Insomma il quadro è promettente e la curva decresce. "Proprio per questo – continua Pregliasco – è inutile agitarsi ed è meglio lasciare lavorare i vaccini, perché se la situazione oggi è questa, il merito è tutto della campagna in corso". "Dobbiamo chiudere al più presto il gap nella fascia di età 60-69 anni, dove un terzo non ha avuto ancora la prima dose, e poi occuparci della fascia 50-59, nella quale invece solo un terzo ha fatto la prima iniezione. Una volta messi in sicurezza gli italiani con più di 50 anni, avremo centrato un obiettivo fondamentale", avverte in un’intervista a La Stampa il professor Franco Locatelli, convinto che la strategia attuale sia vincente e "altamente improbabile" il rischio di nuovi lockdown. E le mascherine giù? All’aperto "potremo parlarne nella seconda metà di luglio", si espone il presidente del Consiglio superiore di sanità.

La previsione convince l’epidemiologo Andrea Crisanti. "Mi pare realistica. Oggi sarebbe presto". E tutti gli sforzi vanno incanalati nella vaccinazione degli indecisi, non certo no-vax, ma persone con "bisogno di aiuto, di indirizzo o di motivazione". "I medici di famiglia – osserva l’accademico romano – possono avere un ruolo cruciale".