Venerdì 19 Aprile 2024

I compiti a casa sempre rinviati dal nostro Paese

L'inflazione zero o quasi, uno degli effetti più benefici della nostra partecipazione all’Euro, è stata una manna per un Paese come l’Italia dall’altissimo debito pubblico e dai bassi salari (nel confronto con quelli degli altri partner europei). Ma è stata anche, per molteplici versi, un anestetico che, insieme con il Quantitative easing, ci ha permesso di comprare tempo per fare i compiti a casa.

Ora, possiamo anche discutere sulla appropriatezza e sulla tempestività degli annunci della Bce e non essere d’accordo sulla tempistica scelta da Christine Lagarde, ma questo non può diventare il pretesto per inventare o riesumare nuovi-vecchi fantasmi e mostri da sventolare in campagna elettorale, come sta tentando di fare in queste ore il leader della Lega, Matteo Salvini. Così come non può trasformarsi nella causa dei nostri problemi o dei nostri rischi prossimi venturi.

Diciamo le cose come vanno dette: la Bce, anche o soprattutto grazie alla guida di Mario Draghi, è stata generosa negli anni passati con l’Italia. Certo, lo è stata perché l’Italia non è la Grecia per evidenti ragioni e perché un nostro fallimento avrebbe comportato un semi-fallimento dell’Euro, ma ciò non toglie che abbiamo potuto godere di almeno un decennio per fare quei compiti a casa che ci avrebbero permesso di trovarci oggi in condizioni di minore fragilità rispetto a un evento imprevisto, come è il ritorno dell’inflazione, e rispetto a un doppio appuntamento prevedibile, come sono la fine del Qe e il rialzo dei tassi.

Dunque, non abbiamo tagliato la spesa quando potevamo e dovevamo farlo e, anzi, tra Quota 100 e Reddito di cittadinanza a go go, senza vincoli veri, abbiamo fatto altro debito "cattivo". E, nello stesso tempo, non abbiamo agito per distribuire in aumenti salariali, a livello aziendale, i recuperi di produttività che pure ci sono stati. C’è poco da lamentarci, insomma, se ora arriva il conto.

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