Giovedì 25 Aprile 2024

I colpi a vuoto del leader Salvini Forza Italia rompe: trattiamo da soli

L’attivismo del segretario leghista irrita gli alleati storici e non fa breccia nel fronte progressista

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di Elena G. Polidori

Altro che Papetee. Stavolta Matteo Salvini, è andato a schiantarsi, vanificando in un soffio quella prova di maturità politica da kingmaker del nuovo Capo dello Stato che i numeri – ma anche gli affidavit degli alleati – gli avevano consegnato quasi come un assegno in bianco. Sulla partita più delicata, quella della tessitura dell’unità interna su cui si misura davvero un leader, il Capitano è riuscito a frantumarelil centrodestra mandando su tutte le furie Giorgia Meloni, che non ne ha condiviso la strategia, e facendo irritare Silvio Berlusconi. Tanto che in serata gli azzurri si smarcano: "Forza Italia da questo momento in poi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche". Salvini dice che è giusto così, ma poi pare che sarà Berlusconi in persona a riprendersi la scena: "Tratto io per FI".

Qualche ora prima il capo del Carroccio se n’era uscito così: "Sto lavorando perché ci sia un presidente donna in gamba. Non faccio nomi, per non avere no a priori, mi auguro che domani (oggi, ndr) il Parlamento dia prova di lucidità. Spero che tutti la smettano di mettere veti e sono assolutamente fiducioso". Una nuova "bomba"? Oppure l’effettivo attivismo di Salvini in favore di Elisabetta Belloni, "donna in gamba" su cui si attesta anche la simpatia di Giorgia Meloni? Se anche quest’ultima partita dovesse fallire, allora per Salvini non ci sarebbero più margini di manovra. Ieri il numero due leghista Giancarlo Giorgetti aveva definito Belloni "una candidata che si può votare".

Belloni, dunque? Le prossime ore lo sveleranno, ma sta di fatto che, nella foga di rendersi protagonista, il Capitano aveva già dato prova di essere capace di bruciare nomi su nomi: è stato l’artefice di un grande falò. Dopo aver illustrato la rosa di tre nomi (Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera), ha lanciato nella mischia la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, mettendo in atto una prova di forza dagli esiti – come si è visto – devastanti. Non solo. Ancora prima aveva, di fatto, affondato il nome di Sabino Cassese: non si è ancora capito se lo ha visto davvero o meno, ma quel nome, alla fine, è risultato inevitabilmente compromesso.

Neppure il tentativo su Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, è andato a buon fine: candidatura invisa al centrosinistra per mancanza di profilo atlantista e al M5S per eccesso di berlusconismo. A vuoto anche il lancio in extremis, l’altro ieri, di Giampiero Massolo, ex capo dei servizi segreti e diplomatico, oggi numero uno dell’Istituto per gli studi di politica internazionale e di Fincantieri. Una girandola di nomi che si è scontrata contro il muro eretto da Meloni, che nel blitz mattutino di martedì aveva schierato Guido Crosetto come candidato di bandiera: il risultato è stato tale da inviperire ancora di più la leader di Fd’I. Alla Camera, ieri, un deputato di FI si sfogava: "Bisognerebbe dirgli (a Salvini, ndr) che la smetta di giocare. Non ne ha azzeccata una, ci sta portando alla rovina". Poi, ieri, a sera, il guizzo sul nuovo "presidente donna" su cui Salvini, ora, si gioca il tutto per tutto.