Kiev, 15 febbraio 2022 - In questi giorni ci passano sotto gli occhi immagini di cittadini ucraini di ogni sesso ed età che si addestrano a tenere in mano un kalashnicov, chiudendo un occhio per allineare l’altro con il mirino. Smaliziati come siamo, con noi queste foto lasciano il tempo che trovano, abituati come siamo a digerire quotidianamente tonnellate di propaganda. Ormai ce ne accorgiamo subito. Ma… Se invece fosse vero? Anche la parola ’resistenza’ da anni circola nei nostri padiglioni auricolari, tanto che a volte ci annoia. Sta ritornando attuale? Parrebbe proprio di si. Di cosa si tratta, di lotta di popolo o di eroismi elitari? Di patriottismo o di vendetta? Di atteggiamento culturale o militare? Funziona, serve a liberarci o a scatenare maggiore oppressione? La risposta non può essere univoca, dipende dal contesto, sia esso storico-epocale o anche solamente politico-geografico. La Spagna dei tempi di Goya e della guerriglia contro i francesi era molto diversa da quella della ’guerra civile’ 1936-39, così come l’Ucraina sovietica era molto diversa da quella attuale. Per quanto riguarda il concetto letterale di ’resistenza’, noi italiani abbiamo la fortuna di comprenderlo subito e senza errori aprendo la Treccani. Per quanto riguarda il periodo della Seconda guerra mondiale, viene definita come "insieme delle attività politiche e militari dei movimenti che, nelle zone occupate dagli eserciti, si opposero agli invasori esterni ed ai loro alleati interni, con caratteristiche e finalità diverse a seconda dei Paesi". In Italia, le forze della resistenza operarono non solo in montagna, ma anche nelle città, con azioni mai di massa (impossibili contro eserciti organizzati), ma anche nelle città, attraverso azioni di sabotaggio, attentati, operazioni di guerriglia, controllo temporaneo di alcuni territori, diffusione di stampa clandestina e scioperi nel nord-ovest. Punture di spillo se confrontate con la massiccia avanzata degli anglo-americani, ...
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