Mercoledì 17 Aprile 2024

I 5 Stelle dicono addio a Rousseau "Pretese infondate di Casaleggio"

Il divorzio il 22 aprile. Verso un partito tradizionale. con sede fisica e segreteria. Il difficile ruolo di Conte

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di Elena G. Polidori

Il divorzio con Davide Casaleggio e la sua Rousseau si è già consumato. Nei fatti sarà decretato il 22 aprile, giorno dell’ultimatum lanciato l’altro giorno da Casaleggio junior al ‘neo’ Movimento guidato da Giuseppe Conte: "O pagate i debiti (450mila euro, ndr) o le nostre strade si divideranno". E così sarà. Perché ieri, in due diverse riunioni, prima alla Camera poi al Senato, l’ormai ex reggente grillino, Vito Crimi, ha annunciato l’inizio del nuovo corso. E starebbe valutando una diffida verso la stessa Rousseau.

Ci sarà un nuovo sistema di rendicontazione, con una parte che sarà destinata "alla collettività", un’altra al sostentamento del M5s stesso. Il partito avrà poi un suo conto corrente. E poi una sede a Roma, una segreteria per gestire il database degli iscritti (elenco ancora in mano a Casaleggio, ndr), una nuova comunicazione e – soprattutto – una nuova piattaforma web. Serviranno fondi importanti per realizzarla, si parla di oltre un milione di euro. Per raccogliere questo denaro, a partire da aprile i parlamentari grillini non saranno più tenuti al versamento dei 300 euro a Rousseau. "Mi aspetto – ha comunque detto Crimi – che tutti regolarizzino (con Casaleggio, ndr) al 31 marzo la loro situazione per non lasciare strascichi. Le pretese economiche di Rousseau sono infondate nella quantificazione e nella identificazione del M5s come soggetto obbligato. La pretesa di 450mila euro comprende al suo interno, come parte preponderante, le quote non versate da parte dei parlamentari fuoriusciti". Tra i ‘morosi’ anche big come Bonafede, Sileri, Fraccaro.

Insomma, il M5s si fa partito tradizionale, lascia andare alla deriva un rapporto ormai logoro con il figlio del fondatore Gianroberto a cui, la settimana prossima, saranno intitolate una serie di iniziative da parte dell’Associazione Rousseau, e punta a muoversi con le proprie gambe il prima possibile. Sotto la guida di Giuseppe Conte che tra oggi e domani parlerà ai parlamentari, molti dei quali non convinti del nuovo corso. "È un salto del buio, vogliamo vedere prima il progetto", hanno protestato ieri alcuni deputati, tra i quali Federica Dieni. Mentre c’è chi, come Stefano Buffagni, ha sottolineato l’esigenza di chiarire quali spese andranno a coprire le "nuove" quote. E cresce anche la richiesta di ricorrere al 2X1000, richiesta sulla quale i vertici grillini al momento chiudono. Toccherà a Conte provare a calmare le acque. Andando più a fondo nel nuovo progetto politico, ma non è chiaro se toccherà o meno il "nodo" dei limite dei due mandati. E di cui solo una deroga (dai contorni tuttavia ancora poco chiari) potrebbe evitare, da qui a qualche mese, un esodo di chi sa già che non sarà candidato. Nel frattempo, in cassa restano ‘congelati’ i fondi delle restituzioni. Sul conto del Comitato ci sono 7,4 milioni di euro, che non si possono destinare ai progetti benefici perché Rousseau ora impedisce il voto sulla piattaforma.