Hotel Rigopiano, oggi inizia lo sgombero delle macerie. Ecco quello che resta

Là sotto sono rimaste seppellite le storie di 29 vite

Hotel Rigopiano, le macerie

Hotel Rigopiano, le macerie

Rigopiano (Pescara), 26 ottobre 2017 - Il box dei ricordi sarà sistemato qui all’ingresso dell’hotel Rigopiano. Nelle prossime ore comincerà lo sgombero delle macerie, là sotto sono rimaste seppellite le storie di 29 vite. Angeli, così li chiama chi è rimasto. Gli oggetti saranno recuperati e lasciati in un deposito, a disposizione delle famiglie. Che oggi si troveranno in Comune a Farindola, ascolteranno le spiegazioni dei tecnici per capire cosa succederà nelle prossime settimane.

Ci sono ottomila tonnellate di macerie da portare via, più di duemila solo alberi. Li vedi sradicati per tutta la costa del monte, sul versante pescarese del Gran Sasso, "l’hotel era nella bocca di un cannone", aveva detto a luglio dopo un sopralluogo l’avvocato Romolo Reboa, dalla parte delle vittime. L’impressione è quella. Poveri tronchi d’albero sradicati e in mezzo materassi, lampade, valvole di impianti, vetri.

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Ora che non c’è più un pezzo di bosco la tragedia appare proprio così, la slavina come una palla da bowling che centra un birillo, laggiù in fondo oltre la strada. Anche se i pastori qui attorno ripetono: c’era già un rifugio, un tempo. Oggi c’è il sole, la neve verrà, ma la strada è sempre in condizioni critiche, buche e avvallamenti ovunque. Il maltempo darà tregua per un mese, si comincerà a rimuovere il legno e a selezionare il resto. Poi, spiega Franco Gerardini, il dirigente della Regione che seguirà il recupero di Rigopiano, "si dovranno rispettare le prescrizioni del servizio valanghe, almeno sulla carta l’allerta meteo dura per tutto febbraio". Oggi suona beffardo: è uno dei filoni d'indagine in questa tragedia con troppi errori.

Arriva qualcuno e si ferma, davanti alla recinzione di plastica sorvegliata da telecamera, "area sottoposta a sequestro", avvisano cartelli sparsi ovunque, accanto i familiari delle vittime ne hanno aggiunto un altro. Chiede rispetto per i morti. La scena è apocalittica poi in mezzo a tutta questa distruzione ecco l’insegna del quattro stelle, intatta e svettante nella distruzione di tutto, così pare un insulto. Qui, nell’unico punto risparmiato dal disastro, è nato un altare, con le foto dei morti i fiori e le preghiere. "Mai più", invoca una scritta con i volti di chi quel 18 gennaio non è tornato a casa.