Mercoledì 24 Aprile 2024

"Ho riabbracciato mia madre dopo 15 mesi"

Viaggio nelle case di cura lombarde nel giorno della riapertura. Fiori e lacrime di gioia. "Periodo straziante, volevamo bucare il plexiglass"

Migration

di Alessandro Crisafulli

e Roberta Rampini

Freme, Sandro, quando è arrivato il momento di varcare la soglia della casa di riposo San Francesco di Nova Milanese. Quelli della struttura brianzola sono fra i primi cancelli d’Italia a riaprirsi, in sicurezza, alle visite dei parenti. Ieri mattina alle 9, per i famigliari degli ospiti, dopo il tanto atteso, e complesso, via libera del ministro Speranza, è ricominciata un’altra vita. Sandro freme con in mano i fiori da portare alla mamma, nel giorno di quella che è diventata una duplice festa: "Mia madre è ospite qui quasi da due anni e in questi 15 mesi ho potuto vederla attraverso una videochiamata o separati da un vetro, adesso invece inizia una nuova fase, è veramente un momento particolare".

"Mia mamma voleva bucare il plexiglass con le mani – racconta Dario Francolino, presidente del Comitato Orsan, nato per far riaprire le Rsa prima possibile alle visite in presenza –, ha avuto il Covid, si è rotta un femore cadendo, ma adesso anche per lei è un nuovo inizio". Il nipote le porta un mazzo di rose rosse, sull‘uscio della struttura: 150 ospiti, tutti vaccinati, come gli operatori. Le rose, i tamponi per entrare, gli abbracci. Anche quello del presidente della Rsa, Mario Pozzoli: "E mi auguro che adesso le nostre strutture possano continuare a rimanere a porte aperte, rispettando tutte le regole e in piena sicurezza". Ci sono anche persone arrivate da altre zone, per quella che doveva essere una manifestazione di protesta e, nel giro di poche ore, grazie a un incredibile lavoro messo in atto dal direttore generale della struttura Davide La Greca e da tutto il personale, si è trasformata in una grande, emozionante, festa. "Purtroppo – sospira Francolino – sappiamo che oggi 8 Rsa su 10 resteranno chiuse. Bisogna invece che tutte facciano i tamponi ai famigliari e garantiscano le riaperture, senza alibi. Tutte le Regioni e le Rsa italiane applichino il provvedimento, altrimenti siano sanzionate. Orsan e gli altri comitati di famigliari vigileranno e segnaleranno alle forze dell’ordine le strutture inadempienti".

La scena si sposta di pochi chilometri, a Paderno Dugnano, nel Milanese. Da 14 mesi nelle case per anziani gli incontri tra ospiti e parenti sono vietati. Ma non nella Rsa della Fondazione Uboldi. Con un atto coraggioso la direttrice generale Paola Cattin ha riaperto a metà dicembre: "Avevamo anziani che si erano lasciati andare, non mangiavano più. Erano sopravvissuti al Covid ma stavano morendo così ci siamo organizzati e abbiamo riaperto".

"Quando ho deciso di ricoverare mia mamma in questa casa di riposo mi dissero: ‘noi ci occupiamo dell’assistenza e delle cure sanitarie, ma l’aspetto affettivo è altrettanto fondamentale e quello spetta ancora a te’. È stato difficile non venire a trovarla per tanti mesi. Le videochiamate ci hanno aiutato a restare in contatto ma non c’era intimità perché comunque l’operatore era sempre presente. Sono contentissima di aver ripreso le visite in presenza".

È la testimonianza di Nazarena, una delle tante figlie alle quali la pandemia ha tolto abbracci e carezze della mamma. Alla Rsa stanno pensando di "ammettere due parenti insieme", spiega la direzione, ma restano le perplessità "sul rientro a domicilio per brevi visite". Anche ieri gli occhi lucidi che hanno accompagnato l’incontro di Nazarena con mamma Luigina, 91 anni, sono la testimonianza di un legame speciale e profondo, "a lei racconto tutto – spiega la figlia – anche i pensieri che faccio di notte. Lei è tutta la mia famiglia, la prima volta dopo tanti mesi ho pianto, anche ora ogni volta mi commuovo".