Harry il ribelle al primo impiego Per lui è facile

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Viviana

Ponchia

Harry si è appena dimesso e ha già trovato lavoro. Il primo vero, scartando quello con Spotify che era solo una collaborazione milionaria. Le posizioni onorarie come patrono o cancelliere di svariate associazioni non contano. E nemmeno avere fatto le veci della nonna Elisabetta alla chiusura delle Olimpiadi del 2012 (forse però fa curriculum). Qui si parla di un’occupazione a tempo indeterminato nella Silicon Valley per la start up BetterUp. Il duca di Sussex dovrà promuovere una app già usata da multinazionali come Hilton, Facebook e Chevron per migliorare lo stato mentale dei propri dipendenti.

Lo stipendio? Qualcosa a sei o sette zeri. Non capita a tutti. In pratica farà l’ambasciatore in un campo che conosce bene, avendo sofferto da bambino di disturbi psichici. E se tutto questo vi sembra troppo facile, se l’invidia vi rode, sbagliate. Perché lo sforzo di adattamento è disumano. Un Windsor ha un modo tutto suo di intendere come si sbarca il lunario. Lavorare significa fare qualcosa che dipende direttamente dallo status (inaugurare una scuola) e confina con l’"essere impegnati" (una partita a golf). Ecco, Harry è cresciuto per essere impegnato. In famiglia nessuno si ammazza di fatica e chi "lavora" di più nonostante l’età è la regina, anche se i suoi 195 giorni l’anno somigliano più a un part time rinforzato. Carlo è secondo per tagli di nastri e primo per partite a golf. Harry aveva l’agenda occupata solo per 106 giorni: ora capite come si sentirà il lunedì mattina?