Giovedì 18 Aprile 2024

Ha preso la tessera Schlein e la ri-svolta della Bolognina "Torno con umiltà"

L’ironia della candidata: "Una corrente? Impossibile col mio cognome"

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di Rosalba Carbutti

Svolta sì, ma in punta di piedi. "Entro con umiltà", dice Elly Schlein nel tardo pomeriggio davanti allo storico circolo della Bolognina. A Bologna, dove vive, città col cuore che batte a sinistra da sempre, Elly ha deciso di (ri)prendere la tessera del Pd il 12 dicembre. A pochi metri da qui, era stato Achille Occhetto a iniziare la svolta – nello stesso giorno, il 12, ma di novembre del 1989 – che portò alla dissoluzione del partito comunista.

Davanti a una cinquantina di militanti, il segretario del circolo Mario Oliva, qualche vecchia gloria Pci, Elly si iscrive di nuovo al Pd dopo averlo lasciato in polemica con Matteo Renzi. La ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna in competizione con il governatore Stefano Bonaccini e l’ex ministra Paola De Micheli per guidare il Pd, dice subito che si tratta di un ingresso "in punta di piedi, per ascoltare. Non sono qui per costruire un altro partito e sostituire il Pd, ma per costruire un’alternativa e per provare insieme a rinnovarlo".

Mentre parla nella sala adiacente al circolo, con sullo sfondo un quadro con le parole di Majakovskij "il partito è l’unica cosa che non tradisce", Schlein si emoziona. Ricorda che proprio alla Bolognina aveva fatto la prima assemblea da iscritta: "Era il 2013 e chiedevamo di non fare le larghe intese. Ci avevamo visto giusto...". Poi guarda al partito, al ’che fare’, e anche al nome del Pd che il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha proposto di cambiare aggiungendo la parola ’lavoro’. Una proposta che – tra le svolte che Schlein propone – è accolta con entusiasmo. Ma se Schlein non proclama strappi, ripete come un mantra la necessità "di ridare voce alla base", capovolgere la piramide, "perché il Pd non dev’essere un partito di eletti ed elette, ma di militanti". Da qui, ribadisce il no alle correnti "anche perché con il mio cognome sarebbe difficile...". Lo conferma il segretario del circolo mentre scrive Schlein nel momento solenne del tesseramento, tra le pareti con le foto di Enrico Berlinguer e di Occhetto (con autografo).

La candidata alla segreteria fa, quindi, appello a partecipare a chi sta dentro il Pd e a iscriversi a chi sta fuori o si è allontanato. Qualcuno è già venuto a tesserarsi, mentre Schlein inizia a parlare con simpatizzanti e iscritti dando il via a un’assemblea spontanea coi militanti seduti in cerchio. C’è chi chiede risposte per combattere il precariato, chi più attenzione alla parità di genere, chi di rifuggire da terze vie modello Blair o Renzi per una seconda Bolognina. "Senza un contributo largo e plurale si fa fatica a ricostruire la sinistra che vogliamo", risponde Schlein appuntandosi i nomi degli iscritti sul taccuino rosso del Congresso della Fiom-Cgil a cui ha partecipato ieri mattina.

Sul finale delinea il Pd che verrà: "Bisogna premiare i più competenti e non i più fedeli. Non mi interessano gli schleiniani perché abbiamo bisogno di fedeltà a una idea, non a una persona". Serve comunque un "nuovo gruppo dirigente, di testimoni credibili di questa svolta", scandisce dal circolo dove si chiuse la storia del Pci. Ma avverte: "Niente rottamazione".

Qualcuno, però, alza la mano e chiede comunque di delineare se non una corrente, almeno un orientamento, per differenziarsi da Bonaccini. Il governatore non viene quasi citato, salvo sul tema dell’autonomia differenziata su cui Schlein precisa: "Con Stefano avevamo fatto una proposta per la Regione Emilia-Romagna, ma sul tavolo oggi c’è il disegno di legge Calderoli che va respinto con tutte le forze".