Mercoledì 24 Aprile 2024

Guida e vota: l’urna è un drive in Ma la liturgia scalda solo i peones

In una Capitale distratta, la novità è il gazebo per i positivi al Covid. La No vax Cunial viene esclusa

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di Giovanni Rossi

La Capitale non si commuove. Allenata dalla storia a digerire tutto – se necessario persino i sampietrini – Roma vive la prima giornata della scalata al Quirinale con sguardo cinico e distratto, sotto un cielo terso e ventoso che invita a divagare. Grazie a legioni di agenti – qua la polizia, lì i carabinieri, là i baschi verdi della guardia di finanza – ogni accesso al Parlamento è rigorosamente blindato, tranne ai votanti, che arrivano alla spicciolata, e agli operatori media, che invece presidiano la scena in massa, a caccia di dichiarazioni – hai visto mai? – di improvvisa svolta politica. Da piazza Sant’Eustachio a piazza San Lorenzo in Lucina, le telecamere monitorano il centro in cerca di azioni e reazioni. Due operai di un’impresa telefonica alzano il cellulare per un selfie: ecco Daniela Santanché (Fd’I), seduta da Giolitti con mantella sportiva e senza mascherina. Ecco Rocco Casalino, ex portavoce di Giuseppe Conte, strisciare lungo la parete opposta con falcata mimetica stile ’tanto non mi fermo’ (e – mala tempora currunt – in effetti nessuno lo ’sollecita’).

Anche perché la stazza di Giovanni Toti, presidente della Liguria con cospicuo codazzo di apparato, fende la scena e assorbe corpose inquadrature, mentre a un centinaio di metri il sodale adriatico Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, arringa le comuni truppe di Coraggio Italia sorseggiando un caffè all’Emporio di Sant’Eustachio, in tavolo da sette rigorosamente all’aperto. Guido, il gestore del locale, sa chi sta servendo? Probabilmente no. Domanda commerciale: più o meno caffè, oggi, per votare il nuovo presidente? "Tutto come sempre, stessi numeri", biascica con una smorfia che un esperto di cinesica tradurrebbe in voglia di nuovi ristori. Sì, le vie attorno ai palazzi del potere sono parecchio spente. Daniele, accarezzando Rocco e Sciusciù acciambellati a suoi piedi, mostra il barattolo dell’elemosina sciaguratamente vuoto: "Poco giro, città morta, parlamentari svagati". "Oggi più giornalisti che politici", conferma il barista della Caffetteria Napoletana, in piazza di Pietra, seconda casa di Clemente Mastella e di altri estimatori affezionati alle trame per il Colle. Insomma, un pomeriggio deprimente come centinaia di schede bianche impilate nell’urna per dovere.

Nel copione liturgico si esaltano solo i peones – alla prima e forse ultima elezione presidenziale della vita – e naturalmente i delegati regionali. "È una giornata importante e sento in me tutta la responsabilità di rappresentare il popolo toscano e anche una forte emozione", confessa il presidente della Toscana Eugenio Giani, pur sapendo che i veri giochi devono ancora cominciare. E mentre i capibastone intrecciano spinose trattative, i peones della legislatura si presentano alle telecamere recitando il compitino del voto di bandiera. Uno per tutti. "Noi di Alternativa – dice Matteo Crucioli a nome degli ex 5 Stelle confluiti nei gruppi misti di Camera e Senato – confermiamo il sostegno alla figura di Marcello Maddalena, magistrato, ideale garante della Costituzione e dei diritti del popolo". Olé.

Sono altri gli ex 5 Stelle pirotecnici. Basta andare nel retro del Palazzo, in via della Missione, dov’è il drive-in per positivi al Covid. Ugo Cappellacci (Forza Italia) arriva in ambulanza. Identificazione e disinfezione delle mani. Matita monouso e scheda sono in una busta trasparente, il voto è depositato in un’urna sigillata. "Tempo totale, un paio di minuti, tutto rapido, in totale sicurezza", racconta l’ex governatore sardo. Come lui vota un’altra dozzina di positivi o quarantenati. Tutto bene sin quando non si presenta al seggio, senza prenotazione né titolo, l’ex pentastellata Sara Cunial. Accesso sbarrato (non essendo contagiata). E lei, No vax e No pass, subito esplode: "Non è più concesso a un parlamentare di entrare alla Camera e dare il voto per il presidente della Repubblica. Querelerò Fico e invaliderò le elezioni". Intanto confisca i microfoni: un’intervista dietro l’altra, con avvocato al seguito. Il Paese reale ha altri pensieri. Andrea, cassiere di Candy Lisa in via de’Pastini, osserva i bidoni di dolciumi senza compratori, guarda il gonfiabile di Superman all’ingresso del negozio e sbotta: "Magari al Quirinale ci andasse uno come lui".