Giovedì 18 Aprile 2024

Cardiff blocca la statua di Marconi. "Assurdo, mio nonno aiutò gli ebrei"

Il nipote dello scienziato contro la decisione della città gallese: "Fascista? Come tanti altri italiani"

Guglielmo Marconi

Guglielmo Marconi

Roma, 1 giugno 2022 - Un fulmine a ciel sereno. Ma alla notizia proveniente da Cardiff la famiglia replica con grande senso di misura, senza polemiche, ma solo raccontando ciò che l’inventore bolognese, premio Nobel per la Fisica nel 1909, è stato nella vita. A parlare è il nipote, il principe Guglielmo Marconi Giovannelli, figlio di Elettra, la novantaduenne ultimogenita dello scienziato avuta dalla seconda moglie Maria Cristina Bezzi Scali.

Principe Marconi, se l’aspettava questa presa di posizione da parte di un Paese che suo nonno ha così amato?

"No, perché le accuse che vengono fatte sono assurde e assolutamente nuove nel mondo anglosassone dove lui è sempre stato amato. E mi sembrano anche un po’ tardive".

Suo nonno era fascista?

"Era un patriota, se proprio vogliamo dargli un’etichetta. E questo lo rivendico senza mezzi termini. Nonostante che l’Italia umbertina lo avesse trattato male, allo scoppio della Prima guerra mondiale tornò dall’Inghilterra a combattere per il suo Paese".

Che cosa aveva fatto di male quell’Italia?

"Non ha creduto in lui e non ha finanziato le sue iniziali ricerche come invece ha fatto il Regno britannico, dove mio nonno ha fondato la sua prima società. Quando aveva 21 anni si presentò al ministero delle Poste per brevettare i suoi studi. Il funzionario chiamò Crispi e gli disse che aveva davanti un personaggio strano che meritava non finanziamenti, ma di finire alla Longara, il manicomio di Trastevere".

Però durante il ventennio fu un personaggio molto legato a Mussolini…

"I rapporti col Duce non sono sempre stati rose e fiori, tutt’altro. Certo, Guglielmo Marconi era senatore del Regno, membro del Partito nazionale fascista, come la maggior parte degli italiani; e anche presidente dell’Accademia d’Italia e del Cnr, istituzioni, la prima come Accademia dei Lincei, che tuttora rapppresentano un fiore all’occhiello. Ma definirlo fascista sic et simpliciter è troppo".

Viene accusato dai gallesi di essere stato antisemita: le risulta?

"Guardi, io conosco a memoria le carte di famiglia e ciò che mi ha detto mia madre. Non mi risulta, tutt’altro. Nella sua prima società inglese del 1897 aveva soci ebrei, come i Salomon; e uno dei suoi allievi prediletti era David Sarnoff, ebreo di Minsk fuggito poi in Usa dove grazie agli studi di mio nonno ha fondato nel secondo dopoguerra società importantissime di broadcasting come Rko e Nbc. Per mio nonno ha sempre avuto parole di ringraziamento".

Qualcuno afferma che Marconi abbia discriminato studenti ebrei all’Accademia d’Italia: è vero?

"Io al contrario so che ne ha aiutati parecchi. C’è fra i detrattori chi dice che sia anche responsabile delle leggi razziali, ma lui è morto nel 1937 un anno prima che venissero promulgate".

Diceva dei rapporti con Mussolini: c’è stato un attrito particolare fra i due?

"Certo. Mio nonno era assolutamente contrario all’Asse con Berlino e nel 1936 chiese un incontro ufficiale nel quale cercò di convincerlo dell’errore che stava compiendo. La vera alleanza l’Italia l’avrebbe dovuta fare con la Gran Bretagna, che era una potenza ben più aventi della Germania in campo tecnologico, economico e sociale. Il Duce non gli diede retta nonostante mio nonno gli disse che in caso di guerra il radar che aveva inventato e che gli inglesi avevano avrebbe portato a conseguenze disastrose per noi".

Come si giustificò Mussolini? "Con la solita frase: ‘Lei dice così perché sua madre era britannica’".

Ma proprio i britannici sembrano voltare ora le spalle a suo nonno...

"Non capisco perché, visto che i Paesi che sconfissero il nazifascismo, come Regno Unito, Canada e Stati Uniti sono pieni di monumenti e vie dedicati al nonno. Chissà che è accaduto a Cardiff".