Mercoledì 24 Aprile 2024

Guerra finta e terra piatta: aiuto, è l’Italia dei creduloni

Paolo

Rosato

Tra i parlamentari eletti "ci sono persone che non credono allo sbarco sulla luna. O che credono alle sirene". Nulla è ritenuto meno vero di un bollettino di guerra ufficiale, asseriva un secolo fa lo storico francese Georges Lefebvre, e Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, lui che pure si è preso assurdi insulti e intimidazioni dai No-Vax, ha cristallizzato in quella frase su alcune farse montecitoriane una delle tendenze della contemporaneità: l’irrazionalità. Una parola poco magica se sfocia nel terrapiattismo della ragione, come racconta il 55esimo rapporto Censis raccontato ieri a Bologna all’oratorio San Filippo Neri, a moderare Michele Brambilla direttore di QN-Il Resto del Carlino. I numeri snocciolati dal segretario Giorgio De Rita sono impietosi: per 3 milioni il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E c’è tutta la parte legata alla sopravvivenza, a tasche vuote il pessimismo cosmico e fantasioso, come se fossimo dei neonati avvinghiati alla bacinella, al primo bagnetto e pronti a piangere comunque. Solo il 15,2% ritiene che dopo la pandemia avrà più soldi in tasca. Per il 56,4% la sua situazione economica resterà uguale, per il 28,4% peggiorerà. I redditi s’abbassano, i consumi sono risaliti (+14,4%), ma i livelli 2019 sono un’utopia, il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi e l’81% dice sì, puoi studiare, ma nessuno ti ridarà indietro i sacrifici. E poi ci sono i social che danno dignità anche a chi sostiene (39%) la teoria del "gran rimpiazzamento", gli immigrati al posto degli italiani che non fanno figli. Ma vincere il terrapiattismo della ragione si può. Dalle politiche sulla scuola al riallineamento dei redditi, anche i governanti possono tornare alla razionalità delle scelte impopolari. Per non lasciare all’irrazionalità nonsense il ‘terzo Dopoguerra’.