Guerra al Movimento su uomini e soldi Poi Di Maio aprirà il cantiere moderato

Altri parlamentari e dirigenti locali in arrivo. Contatti col sindaco di Milano e altre frange centriste in cerca di sistemazione. C’è anche chi fa ipotesi su una possibile candidatura del ministro degli Esteri al vertice della Nato, sostenuto da Draghi

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Di sicuro, una cosa l’ha già ottenuta Luigi Di Maio: togliere a Conte forza in Parlamento, forza sui territori e in periferia. E anche potere economico. Ma come si muoverà questo nuovo soggetto politico di aspirazione centrista (almeno a giudicare dall’inclinazione politica di molti dei nomi dei parlamentari che hanno deciso di seguire il ministro degli Esteri) e, soprattutto, che cosa ha in testa Di Maio adesso?

Davvero il ministro degli Esteri vuole fare il capo politico di un suo partito o sta usando questa scissione come predellino per fare altro? E "l’altro" di cui si parla un’operazione che vede Di Maio prima intento a "posizionare il suo brand politico per affrancarsi dal M5s populista che rappresenta per lui la bad company", ma poi motivato dall’obiettivo di "arrivare alla Nato insieme a Draghi". "Dopo che hai fatto il ministro – sostiene la stessa fonte – dopo che hai avuto così tanto potere, non puoi metterti a fare il deputato semplice o il presidente di una Commissione, perché questo al massimo potrebbe fare con “Insieme per il futuro“ nella prossima legislatura...".

Insomma, Di Maio che si costruisce un percorso personale con sbocchi politici probabilmente diversi da quelli che immaginano i parlamentari che l’hanno seguito con entusiasmo e ai quali si potrebbe aggiungere, nelle prossime ore, la ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Intanto prosegue il cannoneggiamento da parte avversa. Anche ieri il presidente della Camera, Roberto Fico, ha sparato alzo zero contro Di Maio: "La scissione è una operazione di potere e non politica che è cosa diversa. È stata usata con una strumentalità senza precedenti". Quanto al M5s, Fico ha assicurato ancora che "il sostegno a Draghi non è in discussione", ma è chiaro che la partita di Di Maio si gioca anche su questa ambiguità.

È ancora guerra di numeri tra contiani e dimaiani. Al Senato l’ex M5s Fenu, che aveva aderito a “Insieme per il futuro“ ha tolto la firma. A sostituirlo potrebbe essere la ex pentastellata Botto. Mentre il gruppo M5s di Strasburgo perde due europarlamentari che sono passati con Di Maio. Ma nei prossimi giorni ci potranno essere altri passaggi, soprattutto alla Camera dove i dimaiani non escludono nuovi arrivi. "Bisogna strutturarsi", ammette fiducioso Sergio Battelli, presidente della commissione Affari europei della Camera, che confida nel fatto che "ci sono ancora tanti colleghi in sofferenza nel M5s".

Da qui l’accelerazione su due fronti: la nomina del capigruppo alla Camera e la “scialuppa“ del simbolo politico, indispensabile al Senato per far decollare il gruppo stesso. In pole, per il logo e quindi una possibile alleanza, ci sarebbe il Centro democratico di Bruno Tabacci. Con il sottosegretario e nome storico della Dc i contatti sarebbero avviati da un po’. Per ora da Tabacci né conferme né smentite. E chissà se ora, un eventuale patto con Di Maio non sia il trampolino per quel polo centrista che potrebbe coinvolgere Beppe Sala a Milano e le altre frange moderate ancora sparse e in cerca di casa, si ragiona in ambienti parlamentari. Unica certezza è il "no" di Carlo Calenda. Altro tassello mancante sono i vertici dei gruppi. Per la Camera è circolato il nome di Vincenzo Spadafora, l’ex ministro delle Politiche giovanili nel governo Conte II. L’occasione del primo confronto sarà l’assemblea che riunirà per la prima volta i 51 deputati e gli 11 senatori. Si ragionerà sui capigruppo: nel toto nomi di queste ore, oltre a Spadafora, circolerebbe anche Primo Di Nicola per il Senato.

Elena G. Polidori