Città del Vaticano, 4 ottobre 2021 - La narrazione No Vax fa breccia anche in Vaticano. Non solo fra i cardinali, come confidato qualche settimana fa dallo stesso papa Francesco durante il viaggio di ritorno dalla Slovaccchia, ma anche tra le fila delle Guardie svizzere che dal 1506 proteggono il successore di Pietro. Tre eredi degli alabardieri elvetici, che nel 1527, in occasione del Sacco di Roma orchestrato dall’imperatore Carlo V per punire Clemente VII, si sacrificarono contro i lanzichenecchi, hanno preferito congedarsi (più o meno volontariamente) piuttosto che sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, divenuta obbligatoria da ottobre per tutti i componenti del più piccolo esercito del mondo. Soltanto nel maggio scorso avevano giurato di essere pronti a dare la vita per la salvezza del Papa, ma evidentemente non il braccio a beneficio della profilassi. In tutto le guardie senza vaccino erano inizialmente sei su un organico complessivo di 135 unità. Ma tre di loro hanno accettato di vaccinarsi, anche se attualmente sono comunque sospese dal servizio in attesa di completare il ciclo d’immunizzazione. Altrettante, invece, hanno ’rotto le righe’. Se ne sono andate "liberamente", tengono a precisare dal quartier generale degli alabardieri. Dal primo ottobre è obbligatorio in Vaticano per tutti i dipendenti, e per chi semplicemente entra nello Stato per un qualsiasi motivo, esibire il Green pass che può essere ottenuto sottoponendosi alla profilassi o in seguito a un test negativo. In relazione al fatto che è sempre a contatto con il Papa e con cittadini e stranieri che ogni giornovarcano i confini delle mura leonine, per il corpo delle Guardie svizzere, però, la normativa vaticana anti-contagio è ben più stringente. Il tampone negativo non basta, è necessaria la vaccinazione completa. "Si tratta di una misura in linea con quella vigente per altri eserciti nel mondo", si affretta a dichiarare ...
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