Martedì 16 Aprile 2024

Emergenza sicurezza, guardie private a difesa dei quartieri

Da Nord a Sud sempre più cittadini si associano per pagare i controlli delle società di vigilanza. "Lavoriamo in sinergia con le forze dell’ordine. Agenti e carabinieri non possono arrivare ovunque"

Guardia privata (PRESSPHOTO)

Guardia privata (PRESSPHOTO)

Roma, 17 dicembre 2018 - Finirà che ci pagheremo tutti la ‘scorta’, proprio come i vip, per andare alle poste, arrivare al portone di casa o riprendere l’auto in garage? Pare una provocazione ma consultando la cronaca c’è da ricredersi. La provincia italiana – città e piccoli centri – per liberarsi di ladri, spacciatori o balordi, non manda più lettere al sindaco ma telefona alle guardie giurate e s’abbona. Da Padova a Cesena a Montesilvano in Abruzzo. Chi è già partito, chi è pronto a farlo, chi convoca assemblee per proporre l’idea. Eravamo abituati alle guardie giurate assoldate dai Comuni. Siamo già oltre. E la richiesta si propaga da nord a sud, indifferente al colore delle amministrazioni. Insomma la mappa è trasversale come i problemi. Più che polemica, alla base c’è un ragionamento: vero che paghiamo le tasse, ma le forze dell’ordine non possono arrivare ovunque.    A piazza De Gasperi, nella città di Sant’Antonio governata dalla sinistra, stare più tranquilli costa 10 euro al mese a famiglia, con accompagnamento (se serve). A Montesilvano (Pescara), amministrata dal centrodestra, l’avvocato e consigliere comunale Anthony Hernest Aliano – "civico vicino a FdI", come si presenta – aveva lanciato l’idea dei vigilantes pagati dai cittadini e non ci ha rinunciato. "C’è una forte mobilitazione per arrivarci – assicura –. Dobbiamo recuperare la pineta, assediata da spaccio, bivacchi, molestatori". Osvaldo Cucciniello, del comitato cittadini che si era lanciato nell’impresa, aveva già contattato una società e messo in campo un’app per comunicare. Ora "il progetto è in stand by", per dirla con le sue parole. Erano pronte a pagarsi la guardia armata anche le famiglie di Castiglione Messer Marino, splendido borgo nella provincia di Chieti (poco più di 1.700 abitanti). "C’era una proposta – conferma il sindaco Felice Magnacca –. Ma poi è stata potenziata la caserma dei carabinieri e abbiamo riacceso le telecamere. I furti sono spariti".

image   Giuseppe Testa – direttore tecnico dell’istituto di vigilanza ‘Cittadini dell’ordine’ – conferma che a Martorano e Ronta, quartieri della rossa Cesena "tra i nostri abbonati ci sono anche privati. Si sentono più sicuri. Però la scorta no, non possiamo farla". Lo stabilisce il Tulps – testo unico leggi di pubblica sicurezza –, regio decreto del 1931. L’articolo 134 affida "la difesa della persona fisica allo Stato, non è possibile demandarla ai privati", come ricordano tutti e anche Luigi Gabriele, l’avvocato che guida Federsicurezza-Confcommercio. Però lo stesso presidente riconosce: "So bene che i cittadini chiedono sempre più spesso questo servizio di ‘scorta’. Se il ministero deciderà di normare quel che già accade, l’attività delle guardie giurate si potrebbe ampliare, dalla custodia del bene a quella della persona. Ma è un processo lento. Non sappiamo se con questo governo potrà avere un’accelerazione". Agli antipodi il ragionamento di Franco Cecconi, numero uno dell’Aiss, l’associazione italiana sicurezza sussidiaria, che rappresenta i controllori disarmati. Gli stessi che da più di un anno a Pordenone vigilano sulle zone sensibili, "giorno e sera, per conto delle partecipate del Comune". Vero che tengono d’occhio i parcheggi, "quando le commesse chiudono i negozi e s’incamminano alla macchina". Ma la scorta personale per Cecconi "sarebbe il fallimento più grande. La soluzione è integrare".