Il guardiano del faro di Portofino: "La mia vita vista mare e tempeste"

Paolo Bassignani, 59 anni, racconta la sua giornata tipo e ammette: "Era il lavoro dei miei sogni. Quando c'è stata la mareggiata me la sono vista male, ma non ho avuto il tempo di avere paura. La solitudine? Non la temo"

Paolo Bassignani, 59 anni, guardiano del faro di Portofino

Paolo Bassignani, 59 anni, guardiano del faro di Portofino

Portofino (Genova), 21 luglio 2019 - Se fai il guardiano del faro e vivi solo il mare diventa il tuo migliore amico. Lo vedi da tutte le finestre, quasi lo saluti perché è come se ti facesse compagnia. Poi, però, succede che l’amico s’infuria. Non sai perché, ma devi affrontarlo. E non hai nemmeno il tempo di avere paura. Paolo Bassignani, 59 anni, di Massa Carrara, è il farista di Portofino. L’occhio del mare era rimasto chiuso per 14 anni, ma da maggio scorso c’è lui a controllarlo. Per mesi è filato tutto liscio, finché a ottobre non è arrivata la mareggiata. All’improvviso.  Ha avuto paura?  "Era notte, ho sentito un gran botto. La casa era allagata, c’erano almeno venti centimetri d’acqua. Non ho avuto neanche il tempo di spaventarmi che la mareggiata aveva sfondato quattro finestre e il portone d’ingresso. Il frigo della cucina è stato scaraventato addosso a una parete ed è finito nel corridoio. Il mio alloggio ha avuto molti danni, ma per fortuna il ministero ha stanziato i soldi per i lavori di ristrutturazione". Non si è sentito impotente di fronte alla forza della natura? "Come dicevo, in situazioni del genere non c’è il tempo di pensare alla tempesta, ma devi affrontarla. Ho dovuto subito darmi da fare. Il faro è stato colpito da un’ondata di 12 metri, il vento andava a 140 chilometri all’ora. Una potenza tale che l’acqua ha spinto un masso a oltre 40 metri di altezza ammaccando la cupola del faro. La pietra di trenta chili è ancora lì". È ancora convinto di fare il guardiano del faro? "Non è cambiato niente. Era il lavoro che sognavo, la bufera non mi ha scoraggiato. Sono entrato al ministero della Difesa come autista, poi ho fatto il corso a La Spezia ed eccomi qui in mezzo al mare. Il mestiere è diverso dal passato, ora i fari sono tutti automatici. Ma, certo, di cose da fare ce ne sono tante. Come pulire la lanterna o togliere la ruggine. Senza contare i lavori di manutenzione della struttura". Soffre mai di solitudine? "No. E, comunque, chi fa il mio lavoro non può temere la solitudine. Oggi, poi, rispetto al passato c’è un vantaggio: abbiamo il telefonino e il web. Ormai in qualunque parte dell’universo, se vuoi, puoi avere contatti con qualcuno".  Com’è la sua giornata tipo? "Mi sveglio tutti i giorni alle 7, controllo che la centralina funzioni e pulisco i vetri. Manutenzione e pulizia sono i miei compiti principali. Poi mi trasferisco all’isola del Tino a controllare l’altro faro. Per arrivarci uso un’imbarcazione ad hoc e, una volta lì, raggiungo il faro a piedi o con un’Ape Piaggio". Quale consiglio darebbe a chi ha intenzione di intraprendere la sua stessa carriera?  "Nell’immaginario collettivo il guardiano del faro è una figura romantica. Un po’ lo è, considerando che vivo in un posto con otto finestre, tutte vista mare, e contemplo albe e tramonti che in pochi si possono permettere di avere davanti agli occhi tutti i giorni. Ma non ci si deve far prendere troppo dalla poesia: è pur sempre un lavoro".